La Web Services Interoperability Organization ( WS-I ), organo dedicato alla definizione di best practice e strumenti per l’interoperabilità dei servizi Web, ha ora annunciato che la sua missione è compiuta e che non ha più motivo di esistere.
A segnare la fine dell’entità l’approvazione dei materiali denominati Basic Profile (BP) 1.2 e 2.0 e Reliable Secure Profile (RSP) 1.0. L’amministrazione dei beni di WS-I, le operazioni eventualmente ancora in corso e altri eventuali obiettivi saranno ereditati da OASIS (Organization for the Advancement of Structured Information Standards), il consorzio internazionale degli standard aperti, che si occupa specificatamente di e-business e servizi Web.: il passaggio era già stato anticipato a luglio.
L’annuncio, pur strano perché è raro vedere un organismo auto-terminarsi, ha già accolto il plauso di Microsoft: la speranza, si legge nel commento, è che il completamento del suo lavoro rappresenti un “punto di svolta per gli standard di interoperabilità dei web service”.
Secondo altri osservatori , invece, l’approccio all’interoperabilità seguito da WS-I era fin troppo arzigogolato e già superato da altre strade, troppo lunghe le specifiche imposte rispetto all’evoluzione recente e l’organismo era troppo strettamente legato a Redmond e IBM: rappresentava insomma l’intenzione delle grandi aziende di traghettare i propri prodotti nel Web aperto.
Inoltre aveva il difetto di aver inizialmente escluso Sun, sviluppatore proprio della trasversale piattaforma Java, e di non raggruppare i nuovi protagonisti del settore come Google, Amazon, Facebook e Twitter.
Claudio Tamburrino