Fa discutere la policy di gestione dei contenuti utente implementata in StarCraft II , il gioco per PC che ha sbancato nei negozi e ha bruciato – letteralmente – le schede grafiche più sensibili. Il nuovo – e ampiamente annunciato – capolavoro di Blizzard permette agli utenti di creare mappe personali e metterle a disposizione degli altri giocatori sulla piattaforma Battle.net , ma Blizzard si riserva tutti i diritti di cancellare le succitate mappe qualora emergessero contenuti “offensivi” o inappropriati rispetto al rating (“Teen”) del gioco.
Il fattaccio è emerso dopo la denuncia del creatore della mappa Ultimate Tank Defense , cancellata da Blizzard senza alcun avviso nonostante all’apparenza non contenesse alcun contenuto offensivo per i giocatori. La discussione sui forum Blizzard ha poi coinvolto anche i dipendenti della casa californiana che hanno infine spiegato: le mappe utente di StarCraft II vengono revisionate attentamente dal personale della software house e, qualora fosse individuato qualcosa che non va, vengono cancellate da Battle.net e l’autore viene contattato via email.
La nuova policy Blizzard per la gestione degli User Generated Content servirebbe a “promuovere un ambiente divertente e sicuro per tutti i giocatori”, e nella fattispecie la mappa Ultimate Tank Defense è stata cancellata perché una certa ondata di unità nemiche somigliava troppo da vicino a una svastica sulla minimappa di gioco – un simbolo che nella storia dell’umanità ha assunto significati sia positivi che estremamente negativi .
Ma per Blizzard, attivamente impegnata a “ripulire” il suo nuovo blockbuster per evitare di sforare il rating T del gioco e prestare il fianco a critiche o peggio, una svastica è sufficiente a far scattare la censura per far sì che StarCraft II torni a essere un “ambiente divertente e sicuro per tutti i giocatori”. Al contrario che in passato, la software house statunitense può ora permettersi tutte le risorse necessarie a gestire attivamente questo genere di blindatura sui contenuti prodotti e messi online dagli utenti.
Lontani sono i tempi in cui la produzione di UGC per videogame era libera e assolutamente non vincolata ad alcun pre-requisito approvato dal produttore . D’altronde Blizzard non fa altro che seguire la sempre più diffusa tendenza a costruire “giardini murati”: una tendenza che favorisce il controllo e la monetizzazione degli UGC ma nel contempo priva l’esperienza di gioco della varietà che ha caratterizzato – nel bene e nel male – i giochi moddabili dai tempi di Wolfenstein 3D in poi.
Alfonso Maruccia