Elon Musk ha mantenuto la promessa fatta a fine settembre. I primi terminali Starlink sono arrivati in Iran per consentire agli attivisti di accedere ad Internet e organizzare le proteste contro il regime. Nonostante l’appoggio della Casa Bianca, l’attuale fornitura non ha ricevuto fondi dagli Stati Uniti e non è frutto di donazioni da parte di SpaceX.
Starlink in Iran: compiti difficile e pericoloso
Karim Sadjadpour, un professore iraniano che lavora negli Stati Uniti, ha condiviso su Twitter alcuni video che mostrano le antenne satellitari di Starlink. Gli attivisti hanno chiesto di non fornire troppi dettagli per paura di essere individuati. Il governo iraniano ha bloccato l’accesso ai principali servizi di messaggistica, in seguito alle proteste scoppiate dopo l’uccisione della 22enne Mahsa Amini per mano della polizia della moralità. In alcuni casi è possibile aggirare la censura con una VPN.
1. Efforts have been underway for more than a month to get Starlink terminals to Iran. One group of activists–who want to stay anonymous to protect their networks–asked me to share this video. They've already sent dozens of terminals to Iran and intend to scale up. pic.twitter.com/bvdjeWhhoi
— Karim Sadjadpour (@ksadjadpour) October 21, 2022
Il Presidente degli Stati Uniti aveva comunicato che farà di tutto per consentire ai cittadini iraniani di accedere ad Internet. Possibile quindi un supporto economico e logistico, ma gli attivisti hanno sottolineato che i primi terminali non sono stati donati da SpaceX e non c’è nessun coinvolgimento del governo statunitense.
Il compito è molto più difficile rispetto all’Ucraina. I terminali devono attraversare il confine dell’Iran, senza essere intercettati (non è noto come siano arrivati nel paese). Inoltre gli attivisti devono trovare un modo per “nascondere” il segnale. Nel caso di un finanziamento degli Stati Uniti, tutti gli utenti che useranno Starlink verranno accusati di spionaggio con ovvie (e forse tragiche) conseguenze.