La prospettiva di poter combattere il problema del divario digitale connettendo le aree più remote del pianeta attraverso una costellazione di satelliti fa gola a molti. Anche a Elon Musk che con il progetto Starlink curato da SpaceX si è mosso su questo fronte: il servizio è già attivo in alcune aree geografiche e presto potrebbe arrivare anche in Italia. Il rovescio della medaglia è rappresentato dalle ripercussioni che un’infrastruttura simile ha sull’attività di chi osserva e studia il cielo.
Starlink nel mirino di una petizione tutta italiana
Il problema è noto, ne abbiamo scritto su queste pagine ormai quasi due anni fa. La presenza di un gran numero di satelliti in orbita provoca inquinamento luminoso e interferisce con le osservazioni radio-astronomiche. Realtà nostrane come Forum Skylive, Buiometria Partecipativa, Lazio Stellato, Veneto Stellato, CieloBuio e l’Osservatorio Astronomico Campo Catino hanno deciso di far sentire la loro voce.
Purtroppo nell’epoca in cui viviamo ci troviamo di fronte a una nuova forma di inquinamento luminoso, quello prodotto dalle nascenti “costellazioni di satelliti” per la diffusione globale di Internet. Progetti come Starlink attualmente in costruzione, e che contano già oltre 900 piccoli satelliti in orbita terrestre bassa (LEO), con la previsione di lanciarne decine di migliaia nei prossimi anni, costituiscono una grave minaccia per le osservazioni astronomiche, sia nell’ambito del visibile (numerose tracce lasciate sui sensori che riprendono fotografie degli oggetti celesti), sia nelle osservazioni radio-astronomiche, che vengono impedite a causa dell’interferenza che questi satelliti provocano.
Di seguito le richieste avanzate con una petizione ospitata da Change.org che ad oggi ha raccolto circa 750 firme.
- fissare un tetto massimo al numero di satelliti artificiali in orbita terrestre, che non superi alcune (poche) migliaia di unità;
- limitare la quota operativa delle “mega costellazioni” ad una altitudine non superiore ai 600 km, in modo che i satelliti “scompaiano” nel cono d’ombra della Terra dopo il tramonto del Sole;
- limitarne la brillanza alla ottava magnitudine apparente (non visibile ad occhio nudo);
- le frequenze di ricetrasmissione delle “mega costellazioni” non dovranno interferire con quelle dei radiotelescopi terrestri.
Dal canto suo Starlink afferma sul proprio sito ufficiale di aver messo a punto una tecnologia in grado di ridurre al minimo questo tipo di interferenze.
Musk pensa alla città di Starbase
Intanto Elon Musk tira dritto e in un post su Twitter annuncia l’intenzione di dar vita alla città di Starbase in Texas.
Creating the city of Starbase, Texas
— Elon Musk (@elonmusk) March 2, 2021
Il riferimento è quasi certamente alla volontà di creare un complesso nella contea di Cameron, dove già si trova la stazione di lancio di SpaceX. In uno scambio sui social ha affermato che “sarà più grande di Boca Chica”, comune della Repubblica Dominicana che ospita oltre 142.000 abitanti impianto privato di produzione di razzi, sito di test e spazioporto controllato dalla società in Texas.