9758 startup, in aumento di 111 unità rispetto al trimestre precedente e con previsione di superare quota dieci mila entro i prossimi mesi: è questa la fotografia che MISE, InfoCamere e Unioncamere hanno fatto del sistema startup italiano a fine 2018.
Tra le 354mila società di capitali costituite in Italia negli ultimi cinque anni e ancora in stato attivo, il 2,75% risultava registrata come startup innovativa alla data della rilevazione, dato in lievissimo incremento rispetto al 2,74% registrato tre mesi fa.
I numeri delle startup
Secondo i dati diramati dal MISE, è una startup innovativa il 7,7% di tutte le società che operano nell’ambito dei servizi alle imprese. In particolare, l’area più rappresentativa è quella contraddistinta dai codici C26 (fabbricazione computer) e J62 (sviluppo software), mentre M72 (ricerca e sviluppo) vede lo status di startup ben nel 66,1% dei casi.
Le startup non sembrano essere cosa per giovani (under 35) e donne, però: la presenza delle due categorie risulta essere inferiore nell’universo startup rispetto a quella delle tradizionali società di capitali, dato che deve far riflettere in relazione a possibili barriere all’ingresso che possano essere limitate con azioni di natura politica.
Dislocazione e occupazione
Lombardia e Lazio si confermano le aree più densamente popolate di startup: sono 2417 in Lombardia (il 24,8% della quota nazionale, con ben 1687 unità concentrate nella sola Milano), mentre ammontano a 1079 quelle laziali (11,1%). Seguono emilia Romagna (9,3%), Veneto (854%) e Campania (7,7%). Da non sottovalutare la situazione della Valle D’Aosta, però: l’incidenza di startup sul totale delle società presenti è pari a ben il 5,3%.
Il numero complessivo degli addetti in startup è in leggero calo: 12818, circa 3,23 per ogni singola startup esistente sul nostro territorio. Aumentano, per contro, i soci coinvolti: 41460 in tutto, 574 in più rispetto al precedente trimestre (“È ipotizzabile che i soci siano coinvolti direttamente nell’attività d’impresa“). Anche in questo caso risulta interessante il confronto con altre società di capitali comparabili, poiché la compagine sociale risulta essere più che raddoppiata nel caso delle startup.
Bilanci
I dati relativi ai bilanci vanno anzitutto interpretati. Trattasi infatti di dati che fotografano non soltanto lo stato dei fatti, ma sono al tempo stesso un’istantanea di un turnover in continuo movimento: a fronte di grandi startup in uscita dal segmento, v’è l’entrata di microaziende sempre più minute, idee “in fase embrionale” ancora in cerca di uno sbocco di mercato.
Tra le startup innovative così circoscritte, il valore della produzione medio per impresa nell’esercizio 2017 risulta pari a circa 155mila euro, dato in diminuzione rispetto al trimestre precedente (13mila euro in meno, +7,5%). L’attivo medio è pari a poco meno di 290mila euro per startup innovativa, in calo di circa 13.000 euro rispetto alla precedente rilevazione (-4,5%). Considerando, infine, la produzione complessiva, essa ammonta a 911.775.318 euro, un dato inferiore di 49 milioni di euro (-5,1%) rispetto a quello registrato al termine del trimestre precedente (961.108.649 euro).
Il reddito operativo complessivo è negativo per 91,2 milioni, con un ulteriore calo di 374 mila euro rispetto al trimestre precedente. Tale dato è la somma di quel 55,4% di bilanci in perdita non compensati dal 44% di bilanci in attivo.
Per ogni euro di produzione le startup innovative generano in media 24 centesimi di valore aggiunto, un dato inferiore rispetto a quello delle altre società (26 centesimi). Ancora una volta, limitandosi alle imprese in utile, le startup generano per contro più valore aggiunto sul valore totale della produzione rispetto alle società di capitali: 38 centesimi contro 28.