L’Italia è una Repubblica fondata sullo smart working, o almeno così sarà fino al 15 ottobre 2020 in conseguenza del prolungamento dello stato di emergenza. Il permanere dei contagi da coronavirus, ma soprattutto i numerosi importanti focolai persistenti nei paesi esteri (con l’Italia che in molti casi sarà meta di vacanze dei turisti europei), ha portato il Governo alla decisione di prolungare lo stato di emergenza ancora fino al prossimo autunno. Decisione già avallata dal voto in Senato.
Questa scelta ha una serie di conseguenze dirette, una delle quali inerente il mondo dello smart working. Quella che è stata la parentesi normativa del lockdown, infatti, viene semplicemente procrastinata, prolungando di circa tre mesi gli effetti degli interventi che avevano fin qui introdotto lo smart working come soluzione alternativa al lavoro in ufficio.
Stato di emergenza: lo smart working continua
L’obiettivo è duplice: da una parte si intende salvaguardare la salute pubblica evitando il lavoro forzato in compresenza laddove non strettamente necessario (un eventuale contagiato, infatti, dovrebbe viaggiare su mezzi pubblici e passare molte ore al chiuso con altre persone, facilitando i contagi e rendendo più complesso il tracciamento degli stessi); dall’altra si intende fornire alle aziende una alternativa legale alle modalità tradizionali di lavoro, così che lo smart working possa essere adottato con procedure semplificate.
Sia chiaro: lo smart working non ha fatto alcun passo avanti, perché va affrontato ancora sotto ogni punto di vista. Ad oggi tutto quel che si sta facendo è una azione d’emergenza per adottare questa misura come strumento utile ad affrontare i rischi che l’autunno presenterà al nostro Paese. In particolare vede un prolungamento il DPCM del 25 febbraio che introdusse questa nuova modalità operativa per mezzo di semplici comunicazioni formali; il DPCM 1 marzo estese tale possibilità dalle singole regioni più colpite all’intero sistema Paese; il Decreto Rilancio ampliò il perimetro dello smart working comprendendo tutti i lavoratori privi di assistenza per figli minori di 14 anni. Tutto ciò continuerà fino alla prossima scadenza fissata al 15 ottobre, quando probabilmente ne sapremo molto di più sull’andamento della pandemia.
Nessuno oggi sta affrontando il tema della sicurezza, né quello delle migliori performance possibili quando il contesto consente la piena operatività; nessuno sta affrontando le conseguenze del minor assenteismo e nessuno sta calcolando eventuali indennità a fronte di futuri mancati costi d’ufficio; nessuno sta tenendo in considerazione le osservazioni del sindaco Sala, poiché semplicemente prima c’è una emergenza da affrontare e lo si farà con un prolungamento delle misure fin qui intraprese.
Se il mondo del lavoro dovrà cambiare, cambierà a seguito di tavoli di lavoro più approfonditi e alleggeriti dalle responsabilità di una emergenza. Se ne riparlerà post-Covid, insomma: per ora lo smart working è una pezza che le singole responsabilità consentiranno di tenere assieme per coprire la falla.