Dagli uffici di una delle software house più importanti del pianeta al parquet dei palazzetti NBA. Una metamorfosi non di poco conto quella affrontata da Steve Ballmer, ex CEO Microsoft ora proprietario dei Los Angeles Clippers, squadra che milita nel campionato di basket più spettacolare al mondo. Eppure, certe cose sembrano destinate a non cambiare mai, nemmeno col passare degli anni, come la sua irrefrenabile voglia di urlare da qualsiasi palco e in qualsiasi microfono si trovi di fronte.
Steve Ballmer e i Los Angeles Clippers
È avvenuto di nuovo ieri, durante la conferenza che ha dato il benvenuto nel team a Kawhi Leonard, ritenuto uno dei cestisti più forti attualmente in circolazione e determinante il mese scorso per la vittoria del torneo da parte dei Toronto Raptors. Per portarlo in California è stato messo sul piatto un investimento monstre, stimato in 142 milioni di dollari, spalmato su quattro anni di contratto.
Celebre la sua performance durante una conferenza dedicata agli sviluppatori e legata al sistema operativo Windows 2000.
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Volendo tornare ancora più indietro, ha fatto storia lo spot del 1986 in cui si promuoveva in modo quantomeno bizzarro la piattaforma Windows 1.0, di recente oggetto di una campagna di advertising legata alla terza stagione di Stranger Things.
Un CEO ben diverso da quel che è oggi Satya Nadella, certamente meno composto e formale del successore, ad ogni modo identificativo di un capitolo della storia Microsoft. Ballmer è tornato negli anni scorsi a parlare della sua esperienza alla guida del gruppo, indicando in alcune difficoltà insorte nel rapporto con Bill Gates e nella direzione intrapresa dall’azienda le ragioni che hanno portato al suo addio.
Non troppo tempo fa ha inoltre espresso alcune perplessità sulla volontà di puntare forte sul cloud. Dubbi che si sono rivelati infondati considerando quanto l’infrastruttura di Azure abbia oggi assunto un’importanza centrale per il business della società.