L’aveva già spiegato in un’intervista a seguito della presentazione ufficiale di iPhone 4.0 OS: Apple non ha alcuna intenzione di intraprendere la strada della pornografia . Prendendo di mira Android, il CEO della Mela Steve Jobs aveva addirittura parlato di un porn store sulla piattaforma mobile di Google, dove persino un ragazzino alle prime armi con gli smartphone potrebbe scaricare contenuti osceni.
È ora salito alla ribalta uno dei tanti messaggi di posta elettronica spediti di recente all’indirizzo personale di Steve Jobs. Scritto da Matthew Browning, adepto di Apple dal primissimo lancio di iPhone 3GS, per aprire una discussione dal forte sapore filosofico. Secondo la missiva, la Mela deciderebbe sempre più al posto dei suoi utenti , dando loro in pasto contenuti pre-approvati, selezionati.
Browning ha citato il recente caso di Mark Fiore , il cartoonist premio Pulitzer la cui applicazione – NewsToons – era stata rifiutata da Apple in quanto potenzialmente diffamatoria. Lo stesso Steve Jobs aveva parlato di un errore , da riparare al più presto lasciando entrare Fiore nel tempio di App Store. La missiva è poi passata alla questione pornografia, bandita da Apple con una mossa da polizia della morale .
“Il ruolo di Apple non consiste nel fare da poliziotto dell’etica – ha scritto Browning – ma nel progettare e produrre fantastici gadget che facciano esattamente ciò che vuole la gente”. E Steve Jobs ha risposto – non al 100 per cento una risposta originale, come riportato da TechCrunch – con la sua ormai proverbiale eloquenza.
“L’app di Fiore sarà presto disponibile nell’App Store. Si è trattato di un errore. Comunque, crediamo di avere una responsabilità etica nel mantenere il porno fuori da iPhone. La gente che desidera la pornografia può comprarsi un telefono Android”.
Apple ha dunque una responsabilità etica, guidata dal suo leader in una sorta di crociata contro i contenuti osceni (almeno non quelli satirici, visto il ripristino dell’app di Fiore). Ma mentre Bill Gates lasciava il timone di Microsoft per dedicarsi alla filantropia più spinta, Steve Jobs sembra incarnare sempre più il delicato ruolo di CEO miliardario allo stesso tempo impegnato nel segnare una (poco) immaginaria linea divisoria tra bene e male, tra app giuste e app sbagliate.
A breve , la commissione al Senato per la Salute dello stato della California discuterà poi di un disegno di legge che potrebbe modificare significativamente il modo di gestire il meccanismo burocratico di trapianto degli organi. Una proposta ampiamente supportata dallo stesso Jobs, dopo le sue note vicissitudini di salute e la relativa difficoltà a trovare un donatore di fegato. Un CEO dunque impegnato quello di Apple, attivo su vari fronti della vita pubblica, in barba a lunghe code per un trapianto o ai più appassionati smanettoni.
Mauro Vecchio