Londra – L’idea non era nuova ma era molto interessante: si trattava di fornire dei personal computer in comodato d’uso gratuito in cambio dell’impegno degli utenti che l’avessero ricevuto di sorbirsi un certo tipo di pubblicità durante l’uso. A quanto pare, però, la società britannica Metronomy Desktop Marketing è stata costretta a fare marcia indietro.
Come ha spiegato a Punto Informatico Simone B., italiano trapiantato a Londra, la richiesta del PC a Metronomy si è tradotta prima in una vana attesa e poi in un messaggio dell’azienda nel quale si spiega che “al momento non siamo in grado di soddisfare la sua richiesta”.
Il messaggio, inviato da Metronomy a numerosi altri richiedenti, ricorda come i media abbiano dato risalto all’iniziativa e che questo ha provocato un diffuso interesse da parte di migliaia di utenti.
“Purtroppo – spiegano i manager dell’azienda – abbiamo anche informazioni che ci inducono a ritenere che una minoranza dei richiedenti non intendono operare all’interno delle condizioni di servizio e ciò si potrebbe tradurre nel furto del computer”.
Metronomy prosegue spiegando le grandi risorse che sono state spese per avviare il servizio e, in questo quadro, ogni PC è una risorsa e un onere importante. “Per questo – afferma l’azienda – abbiamo deciso, obtorto collo, di rilasciare solo un numero limitato di PC per poter valutare tutte le procedure di sicurezza e l’infrastruttura tecnica prima di un lancio su vasta scala”.
La società britannica non è la prima ad aver tentato questa stessa strada. In passato ci aveva provato l’americana ZapMe! che, dopo aver distribuito numerosi computer soprattutto nelle scuole, li ha rivoluti indietro prima di chiudere i battenti, segno che quel modello di business – computer in cambio di pubblicità – è estremamente difficile da gestire con profitto.