La banca centrale russa non ha dubbi: il Paese dovrebbe mettere al bando le criptovalute. L’appello alle istituzioni è di ampio respiro: la richiesta è quella di fermare tanto l’uso di Bitcoin e affini, quanto quella di vietare completamente il mining. Le motivazioni altrettanto chiare ed esplicite: questo tipo di asset e di attività rischiano di creare forte instabilità finanziaria, rendendo fragile la sovranità del Paese e le politiche monetarie innestate.
Russia spaventata dalle criptovalute
Le preoccupazioni sul mondo delle criptovalute è in essere ormai da tempo, ma l’appello della banca centrale russa non potrà passare inosservato sotto gli occhi di Vladimir Putin: nella richiesta si fa riferimento al fatto che il sistema si basi su di una struttura piramidale, entro cui si sarebbe sviluppata una bolla di valore che rischia di esplodere con gravi effetti collaterali.
La banca centrale chiede quindi anzitutto di fermare la possibilità di operazioni con criptovalute da parte delle istituzioni finanziarie; si propone quindi il blocco degli exchange; si chiede la moratoria, infine, a tutte le attività di mining. Non sono previste restrizioni, al momento, circa il possesso di criptovalute in sé, il che significherebbe una sorta di moratoria sulla situazione esistente, ma fermando di fatto le operazioni future.
In ballo v’è un flusso di denaro quantificabile in circa 5 miliardi di dollari annui: secondo la banca centrale, queste cifre non costituiscono di per sé stesse un pericolo per il Paese, ma nel caso in cui il fenomeno scalasse a nuova dimensione, la situazione potrebbe sfuggire di mano. Di qui la richiesta di creare una zona franca in cui i cittadini russi potranno possedere criptovalute, ma non enti finanziari e non aziende che basino la propria attività sul mining. La Russia pensa a nuovi paletti, insomma, affinché il fenomeno resti limitato e quella che è considerata come una bolla possa sgonfiarsi in modo controllato.
Il valore del Bitcoin, nel frattempo, cresce del 3% e torna a bussare sopra quota 43 mila dollari. La banca centrale russa, del resto, non è nuova a dichiarazioni di questo tipo: già a fine 2021 portava avanti tesi similari, ipotizzando un futuro per il rublo digitale, ma al netto di una messa al bando di criptovalute non regolamentate.