Storie di pirati e libertà

Storie di pirati e libertà

Elogio della Pirateria: questo il titolo dell'ultima lucidissima fatica di Carlo Gubitosa, un'analisi a tratti provocatoria delle gesta dei corsari digitali e non, da quelli del cinema a quelli dell'etere. PI lo ha intervistato
Elogio della Pirateria: questo il titolo dell'ultima lucidissima fatica di Carlo Gubitosa, un'analisi a tratti provocatoria delle gesta dei corsari digitali e non, da quelli del cinema a quelli dell'etere. PI lo ha intervistato

Roma – “Ogni stagione ha le sue religioni e spesso sono gli eretici a strattonare la civiltà per costringerla a compiere un salto in avanti. Basta pensare a “delinquenti” come Gesù, Socrate e Galileo Galilei, tutti e tre processati: Gesù ha liberato lo spirito, Socrate l’intelletto e Galileo la scienza. Oggi bisogna chiedersi chi sta provando a liberare l’informazione e la cultura”.

Così scrive Carlo Gubitosa in uno dei primi passaggi dell’ Elogio della Pirateria . Il giornalista tarantino, da sempre impegnato in rete, autore di altri importanti volumi e riferimento della celebre associazione Peacelink , è tornato da qualche settimana in libreria con quello che egli stesso definisce “un manifesto di ribellione creativa”. Ma per i più pigri c’è anche la possibilità di scaricare il libro, nella sua versione non definitiva, via Internet : il volume è stato rilasciato con una licenza Creative Commons e pertanto può essere liberamente riprodotto e distribuito, purché ad uso privato e senza fini commerciali. E proprio attorno a questa scelta si è scatenato un acceso dibattito sulla lista Cyber-rights .

Punto Informatico: Gubitosa, chi sono i pirati contemporanei?
Carlo Gubitosa: Sono tutti coloro che godono di un largo consenso popolare per le loro battaglie di libertà e per questo diventano un bersaglio per le azioni repressive delle strutture di potere. Nel libro ho raccolto storie di “eretici postmoderni” che osano sfidare le tecno-religioni del dio profitto, ribelli che vogliono recuperare il senso più pieno di parole come arte, condivisione, conoscenza e bellezza, prima che vengano rinchiuse nelle gabbie di chi vuole trasformare ogni sinfonia in una suoneria da scaricare a pagamento sul telefonino.

la copertina del libro PI: Dunque questi pirati somigliano più alle figure eroiche rappresentate nei cartoni animati, che ai delinquenti descritti nei libri di storia?
CG: La pirateria moderna ci racconta storie di passione e libertà, sfide impossibili raccolte e trasformate in realtà da donne e uomini liberi che vogliono riscrivere le regole del sistema. Il copyright, le grandi case discografiche, le major, la Siae, la Microsoft e tutti i governi non sono riusciti ad imbrigliare il genio creativo dei corsari di ieri e di oggi. Grazie a loro, il futuro sarà forse più disordinato, ma sicuramente molto meno noioso.

PI: Nella prefazione al libro, Paolo Attivissimo scrive che “chi ha paura di aggiornarsi…farà la fine di William Preece, il capo delle poste britanniche che, a proposito della nuova tecnologia, dichiarava nel 1876: “Gli americani hanno bisogno del telefono, noi (inglesi) abbiamo fattorini in abbondanza”. Ci sono William Preece in giro anche oggi?
CG: Giudicata con il senno di poi questa affermazione ci sembra folle, ma c’è ancora chi pensa che nel terzo millennio possano essere applicati gli stessi modelli di economia della cultura adottati nel secolo scorso, chi pensa che le idee, la cultura e la musica si possano ancora vendere come si vendono le mele e le patate, chi si ostina a ingabbiare la tecnologia.

PI: Come?
CG: Penso al Wi-Fi e a chi vuole impedirne il libero utilizzo da parte dei cittadini dando “in ostaggio” questa tecnologia ai provider e alle grandi aziende, proprio mentre nel Sud del mondo il Wi-Fi viene usato da liberi cittadini per abbattere il digital-divide.

PI: Non temi che leggendo le tesi esposte nel libro, ad esempio l’inno alla comunicazione pirata e quello alla videopirateria, qualcuno ti accusi di fare apologia di reati?
CG: Questa possibilità esiste, così come è possibile che qualcuno veda il mio libro come un combustibile per il camino o un supporto da mettere sotto le gambe del tavolo per non farlo traballare. Non sono spaventato per quello che mi potrà accadere se qualcuno deciderà di sporgere denuncia, mi spaventa molto di più l’idea di vivere in un Paese dove un elogio della libertà può essere considerato un atto criminale.

PI: Ammesso che la pirateria sia un atto di liberà, come garantire che gli autori si vedano riconosciuto il giusto diritto alla retribuzione?
CG: Questo è un problema molto scottante, che avevo deciso di risolvere con un compromesso, ritardando leggermente l’uscita della versione elettronica del libro rispetto a quella cartacea. Ma per ironia della sorte il libro è stato “piratato” e una delle bozze che avevo inviato a una manciata di contatti per avere il loro parere è stata pubblicata online.
Questo libro è come un figlio uscito di casa molto presto e che ormai vive una vita propria, anche se i genitori avrebbero voluto ritardare un po’ la sua emancipazione. Ma questo non mi spaventa, anche perché i veri guadagni di un libro non sono legati alle vendite, ma a una serie di attività collaterali che lo scrittore realizza proprio per aver scritto quel libro.

PI: Quindi come pensi di ottenere un compenso per il tuo lavoro?
CG: Posso farlo creando un canale di fiducia tra me e le persone che leggono i miei scritti. E’ questa fiducia che spinge le persone a comprare il mio libro anche se possono leggerlo online, le associazioni a invitarmi per incontri e dibattiti, le riviste a commissionarmi articoli. C’è un tacito accordo tra me e i miei lettori: io farò la mia parte e rimarrò sempre indipendente. Voi fate la vostra parte, leggete ciò che scrivo e fatelo circolare. In questo modo mi salverete dalla tentazione di vendere l’anima al diavolo.

a cura di Luigi dell’Olio

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Pubblicato il
30 set 2005
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