È il New York Times a riportare nuove informazioni a proposito delle indagini sulle cause degli incidenti che in pochi mesi hanno provocato gli schianti di due Boeing 737 Max 8 a breve distanza dal decollo, uno in Indonesia e uno in Etiopia. Si è parlato in un primo momento di un malfunzionamento software, con la promessa del rilascio di un aggiornamento destinato agli altri velivoli della linea.
Gli schianti dei Boeing 737 Max 8
L’update è pronto, ma gli aerei rimangono ancora fermi al suolo, in attesa che sia accertato l’accaduto. I nuovi dettagli trapelati parlano di una modifica apportata da Boeing al sistema MCAS (Maneuvering Characteristics Augmentation System), inizialmente introdotto per prendere il controllo del velivolo in caso di rischio stallo conseguente al decollo. La tecnologia, concepita per basare il proprio funzionamento sulle informazioni acquisite da due sensori e per operare solo in un contesto di emergenza , è stata successivamente modificata dal costruttore in modo da poter entrare in azione anche per gestire le operazioni di routine, facendo affidamento sui dati registrati da un sensore soltanto.
Un cambiamento non trattato in modo ottimale, forse nemmeno notificato con le modalità corrette alla Federal Aviation Administration. La conseguenza è che gli ingegneri addetti alla realizzazione e manutenzione dei 737 Max 8 così come i piloti delegati a governare i mezzi non sono stati adeguatamente formati. Questi ultimi potrebbero dunque non aver potuto fare affidamento sulle necessarie conoscenze per rispondere alle anomalie verificatesi, con le conseguenze che tutti oggi conosciamo.
Piloti non adeguatamente formati
Sempre secondo il report del New York Times, basare il sistema MCAS su un solo sensore è rischioso poiché il suo funzionamento potrebbe essere alterato, ad esempio, dall’impatto con un volatile o da qualsiasi altro tipo di danno non previsto. Pare inoltre che Boeing abbia chiesto a FAA di escludere la tecnologia dagli argomenti oggetto dei corsi di formazione destinati ai piloti, per un risparmio in termini di tempo e denaro.
A provocare le 346 vittime dei due incidenti aerei, quelle dei voli Lion Air JT610 di ottobre ed Ethiopian Airlines 302 di marzo, potrebbero dunque essere stata una commistione di elementi tecnologici e burocratici. L’esito ufficiale delle indagini non è comunque al momento ancora stato messo nero su bianco.