Il Comitato interministeriale della transizione digitale ha approvato e ufficializzato la “Strategia Italiana per la Banda Ultralarga“, strumento che dovrà portare il nostro Paese verso la “Gigabit Society”. Si tratta di un documento (pdf) di grandissima importanza sia in quanto a investimenti, sia per il modo in cui potrà essere ricordato nella storia il Governo Draghi: da decenni l’Italia cerca una strategia per la banda larga che vada oltre promesse di circostanza e ricerca di una soluzione centrifuga rispetto all’incumbent, ma fino ad oggi i risultati sono stati scarsi e tali da aggravare un digital divide sempre più cronico. Ora abbiamo una strategia e da qui si ricomincia, peraltro con 6,7 miliardi sul piatto grazie al Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza.
Strategia Italiana per la Banda Ultralarga
L’obiettivo è dichiarato ed è ambizioso: banda ultralarga con velocità nominale da 1Gbps in anticipo di 4 anni rispetto alle scadenze antecedenti:
La Strategia, oltre ad avere come obiettivo il completamento del Piano di copertura delle aree bianche e delle misure a sostegno della domanda già avviate (c.d. voucher), prevede cinque ulteriori Piani di intervento pubblico per coprire le aree geografiche in cui l’offerta di infrastrutture e servizi digitali ad altissima velocità da parte degli operatori di mercato è assente o insufficiente, e si prevede lo sarà anche nei prossimi anni. L’obiettivo concreto della Strategia, così come indicato nel PNRR, è di portare la connettività a 1 Gbit/s su tutto il territorio nazionale entro il 2026, in anticipo rispetto agli obiettivi europei fissati al 2030.
Il progetto si compone complessivamente di cinque piani, due dei quali già in corso d’opera (piano “Aree bianche” e piano “Voucher”). Gli altri cinque sono:
- Piano “Italia a 1 Giga”;
- Piano “Italia 5G”;
- Piano “Scuole connesse”;
- Piano “Sanità connessa”;
- Piano “Isole Minori”.
Di particolare importanza il primo punto, poiché capillare su tutto il territorio nazionale ed afferente direttamente aziende e famiglie:
La misura “Italia a 1 Giga” mira a fornire connettività a 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload nelle aree a fallimento di mercato grigie e nere NGA, per un totale di 8,5 milioni di unità immobiliari, nel rispetto del principio della neutralità tecnologica. In particolare, la misura, con uno stanziamento di circa 3,8 miliardi di euro, mira a coprire le unità immobiliari che a seguito della mappatura in corso risulteranno non coperte (attualmente e nei prossimi anni) da reti in grado di fornire in maniera affidabile almeno 100 Mbit/s in download.
Il cronoprogramma prevede una fase di studio e di avvio dei bandi di gara entro la fine dell’anno, l’aggiudicazione entro la prima vera 2022 ed il raggiungimento del primo 20% di installazioni entro il terzo trimestre 2023. Un piano ambizioso, insomma, che non prevede tuttavia immediate cantierizzazioni: la fase antecedente è quella relativa alle aree bianche già in essere, per le quali i lavori stanno ancora proseguendo.
Il piano relativo alla copertura 5G prevede invece 3 interventi paralleli:
- Corridoi 5G
“supporto alla diffusione della connettività 5G lungo circa 2.645 km di corridoi europei, secondo un ambito di intervento che verrà definito nel dettaglio sulla base degli esiti della mappatura 5G e mediante le interlocuzioni con la Commissione europea“; - Strade extra-urbane predisposte per il 5G
“realizzazione del backhauling in fibra ottica su circa 10.000 km di strade extra-urbane altamente trafficate per supportare l’adozione di applicazioni 5G in settori fondamentali come, ad esempio, sicurezza, mobilità, logistica e turismo“; - Aree mobili 5G a fallimento di mercato
“incentivare la realizzazione di infrastrutture mobili 5G nelle aree in cui, ad esito della mappatura delle reti mobili, residuino situazioni di fallimento di mercato“.
Anche in questo caso l’aggiudicazione delle gare è prevista entro la metà del 2022 per raggiungere la prima milestone del 20% entro l’autunno 2023.
La Strategia italiana per la banda ultralarga persegue obiettivi ambiziosi, da raggiungere in tempi stretti, e porterà l’Italia ai migliori livelli di connettività in Europa. È la colonna portante dell’abilitazione digitale necessaria per la transizione tecnologica dell’intero Paese