La tensione delle negoziazioni tra la piattaforme di streaming e l’industria della musica si è apparentemente allentata in due accordi determinanti per l’evolvere del mercato: Spotify ha risolto la controversia con gli autori e le edizioni statunitensi della National Music Publisher’s Association (NMPA), mentre SounCloud, secondo indiscrezioni, si è aggiudicata anche l’adesione di Sony, così da nutrire il proprio catalogo in vista del lancio dell’annunciato servizio a pagamento.
L’ accordo siglato tra Spotify e la NMPA pone termine a uno dei numerosi contenziosi aperti per ottenere dalla piattaforma di streaming delle compensazioni per royalty non distribuite : si tratta in particolare delle licenze per la riproduzione meccanica, concetto che risale ai primi anni del Novecento e alla popolarità della pianola meccanica, che dovrebbe garantire al detentore dei diritti la possibilità di concedere o meno la propria opera, insieme a un’entrata per ogni riproduzione o trasmissione delle composizioni. Spotify, denunciano da tempo editori e autori, e ammette la stessa piattaforma, non ha mai ottenuto queste licenze e ha pagato solo parzialmente i corrispettivi dovuti, a causa delle difficoltà nel rintracciare coloro a cui spettano .
Il servizio di streaming, però, ha sempre sostenuto di aver stanziato le royalty non distribuite, e proprio su questo fondo, insieme all’impegno per sviluppare un sistema più efficiente per individuare gli assegnatari, si incardina l’accordo con NMPA. I numeri della pace restano confidenziali, ma fonti anonime mormorano di una cifra che si aggira intorno ai 21 milioni di dollari, di cui 5 milioni di dollari a titolo di risarcimento: verranno distribuiti a coloro che ne faranno richiesta, e le royalty non assegnate verranno spartite fra le edizioni a seconda della loro quota di mercato.
La fine delle ostilità con NMPA rappresenta per Spotify la rimozione di una macchia nel proprio successo e potrebbe costituire un modello per le piattaforme concorrenti che intendano scongiurare questo tipo di dispendiosi confronti. Una problematica già affrontata da SoundCloud, ancora prima del lancio di una propria offerta strutturata a pagamento. Pare però che, nelle ore in cui Spotify e NMPA comunicavano il raggiungimento dell’accordo, SoundCloud si sia guadagnata il catalogo della sorella mancante dell’industria discografica: dopo, Warner e Universal , la piattaforma nata per alimentare la creatività e la visibilità degli artisti avrebbe conquistato anche la firma di Sony.