La Lega Serie A ha sottoscritto un accordo con Meta per combattere lo streaming illegale. L’azienda di Menlo Park fornirà alcuni strumenti per individuare e rimuovere da Facebook e Instagram i video delle partite di calcio. È quindi una soluzione complementare alla criticata piattaforma Piracy Shield che, nel frattempo, continua a bloccare indirizzi IP legittimi.
Rights Manager per scoprire i contenuti illegali
Come è noto, Piracy Shield consente ai titolari dei diritti (DAZN e Sky, principalmente) di chiedere agli ISP di bloccare l’accesso ai siti pirata (IPTV), ma ci sono altri modi per vedere una partita di calcio senza pagare l’abbonamento, tra cui lo streaming su Facebook e Instagram.
In base all’accordo, la Lega Serie A avrà l’accesso al tool Rights Manager che consentirà di monitorare in tempo reale, segnalare e rimuovere rapidamente i video di streaming delle partite. Lo strumento per la gestione dei diritti d’autore permette di stabilire la proprietà dei contenuti caricando i video di riferimento. Se viene trovata una corrispondenza, il video pirata viene rimosso.
Luca Colombo, country director per Meta in Italia, ha dichiarato che verrà sviluppato uno specifico software per l’invio semplice e veloce delle segnalazioni. L’azienda californiana utilizzerà inoltre sistemi automatici che possono rilevare e rimuovere contenuti pirata su Facebook e Instagram, senza attendere la notifica dai titolari dei diritti.
Nel frattempo, la piattaforma Piracy Shield continua a bloccare indirizzi IP legittimi. Pochi giorni fa è finito nella blocklist un indirizzo IP della CDN usata dal sito DDay.it, causando rallentamenti nell’accesso.
Una giudice di Lecce ha recentemente assolto 13 persone accusate di ricettazione per aver acquistato un abbonamento per l’accesso a contenuti pirata. L’uso personale non è un reato penale. È stata invece inflitta la sanzione amministrativa di 154 euro, come previsto dall’art. 174-ter della legge n. 633 del 22 aprile 1941. La legge antipirateria (n. 93 del 14 luglio 2023) aumenta la sanzione fino a 5.000 euro in caso di recidiva.