Affiancare il proprio solido catalogo ad una variegatissima offerta che si nutre di brani ufficiali e remix, esperimenti amatoriali e contenuti non convenzionali: Spotify potrebbe acquisire SoundCloud , secondo le indiscrezioni portate alla luce dal Financial Times .
Le trattative, secondo persone informate dei fatti, si sarebbero trascinate ad intermittenza già da mesi: avviate nel corso della primavera, e periodicamente accantonate, sarebbero ora in una fase avanzata , sospinte anche dalle iniezioni di fiducia e di fondi guadagnate da entrambe le aziende. Twitter, da tempo interessata alle potenzialità di SoundCloud, vi ha investito 70 milioni di dollari, mentre Spotify, alla rincorsa della IPO, ha raggranellato di recente cospicui finanziamenti.
Ciascuna delle due piattaforme di streaming europee vive un momento rigoglioso, riverberando il fulgore del mercato dello streaming: Spotify, che sta allargando la propria offerta ai video, conta 40 milioni di abbonati; SoundCloud, con il proprio sconfinato catalogo di 125 milioni di brani, gran parte di indipendenti, e il supporto delle major, ha di recente lanciato la propria offerta a pagamento.
Ma lo scenario, per entrambi i servizi, non è privo di ombre: Spotify sta combattendo per raggiungere il profitto , mentre SoundCloud non ha ancora celebrato risultati entusiastici per la propria offerta a pagamento. L’operazione di acquisizione potrebbe garantire il vantaggio di associare due cataloghi complementari , che si rivolgono a due pubblici diversi, l’uno sostanzialmente generalista, l’altro composto da innumerevoli nicchie di appassionati. Una operazione che però potrebbe costringere a ridisegnare il regime di accordi con le etichette, soprattutto in termini di esclusive e di tempistiche di rilascio: se Spotify, nella differenziazione della propria offerta gratuita e a pagamento, è dovuto scendere a compromessi con i detentori dei diritti, la stessa dinamica si potrebbe dover applicare al più libero affastellarsi di musica che popola SoundCloud.
Per il momento, nessuna della due aziende ha espresso parole di conferma o smentita, né è dato sapere quale potrebbe essere il valore dell’operazione. Certo è che la competizione, in questa fase del mercato dello streaming, è più che mai serrata, e sembra combattersi con la soluzione del consolidamento : in un contesto in cui i colossi dell’IT con basi solide come Google e Apple hanno giocato le proprie carte, o ambiscono a giocarle, come nel caso di Amazon , per le realtà di settore l’unione potrebbe fare la forza, e la differenza.