L’ufficialità nel comunicato diramato dagli uffici del Procuratore Generale nello stato del Connecticut George Jepsen: Google pagherà una multa di 7 milioni di dollari per aver aspirato i dati personali di numerosi cittadini statunitensi attraverso le automobili del suo servizio di mappatura Street View. La sanzione pecuniaria imposta alla Grande G verrà così suddivisa tra i 37 stati (più il Distretto di Columbia) che avevano denunciato lo stesso gigante californiano per violazione massiva della privacy.
Dopo ben due anni di indagini, la commissione formata dai singoli procuratori di otto stati a stelle e strisce ha trovato un cosiddetto settlement agreement con l’azienda di Mountain View, che dovrà ora adottare diversi programmi votati alla sensibilizzazione dei suoi dipendenti nelle attività di raccolta e trattamento dei dati personali. Tra gli altri impegni presi da BigG figura una seconda campagna per informare i consumatori sui pericoli derivanti dalla mancata implementazione di specifiche misure di sicurezza per la protezione delle reti WiFi .
In effetti Google aveva ammesso i suoi sbagli nel rastrellamento di informazioni personali aspirate dalle googlecar attraverso reti senza fili non protette dagli utenti. Nell’accordo raggiunto con i vari procuratori di stato, l’azienda californiana dovrà mettere in sicurezza – ed eventualmente distruggere – tutti quei dati raccolti dal servizio Street View tra il 2008 e il marzo 2010 .
Più che soddisfatti gli attivisti di Electronic Privacy Information Center (EPIC), che già avevano presentato richieste d’intervento federale per la tutela della privacy dei cittadini statunitensi in quasi 40 stati. Come a ribadire la sua colpevolezza, Google ha assicurato che i suoi sistemi sono già stati rafforzati per risolvere il problema. “I nostri responsabili di progetto non hanno mai voluto questi dati – si legge in un breve comunicato stampa – che non sono stati usati, nemmeno analizzati”.
La multa in patria ha certamente attirato l’attenzione degli altri paesi che si erano scagliati contro le auto aspira-dati di Street View. Nick Pickles, a capo degli attivisti britannici del Big Brother Watch , ha sottolineato come la gestione delle indagini da parte dei vari procuratori statunitensi risulti decisamente migliore di quella annunciata dall’ Information Commissioner’s Office (ICO). La privacy di certi consumatori d’Europa non godrebbe affatto delle stesse tutele ammirate negli States .
Mauro Vecchio