Come avevano anticipato alcune indiscrezioni , le autorità britanniche hanno riaperto il caso con al centro la presunta violazione di privacy da parte del servizio di mappatura delle strade di Google Street View.
A dare il la alla nuova indagine lo studio da parte dell’ Information Commissioner’s Office (ICO) del rapporto statunitense sul caso: l’accusa è sempre quella di aver raccolto dati personali degli utenti con WiFi aperte insieme alle foto di strade e case per il servizio Street View.
In una prima occasione il Commissario alla privacy britannico si era accontentato della tesi difensiva di Google che affermava che la raccolta è stata generata da un errore, nonché delle sue scuse e della promessa di cancellare tutti i dati così raccolti.
Il nuovo rapporto a stelle e strisce, tuttavia, metterebbe in luce il diretto coinvolgimento di diversi programmatori di Google che avrebbero sviluppato software ad hoc per tale funzione. Inoltre vi sarebbero nuovi indizi del fatto che tale raccolta non avrebbe affatto i caratteri della casualità: tra i dati registrati non vi sarebbero d’altronde semplici pezzetti di informazioni, ma “messaggi email completi, indirizzi e account di instant messaging e loro conversazioni, credenziali di log-in, liste di prescrizioni mediche, notifiche di infrazioni legali, informazioni relative a siti di incontri e ad eventuali visite di siti pornografici”.
Per approfondire ancora la questione, dunque, ICO ha chiesto nuove informazioni sul tipo di dati raccolti, sulla tempistica esatta di quando Mountain View ne è venuta a conoscenza e una dimostrazione dell’avvenuta cancellazione delle informazioni finora raccolte indebitamente.
Il portavoce di Google, pur ribadendo che non vi era intenzione di raccogliere tali tipi di dati, ha riferito di “essere contenta di poter rispondere alle domande di ICO”.
Claudio Tamburrino