Google sembra uscire rafforzata da uno dei casi che la vedono alla sbarra per le immagini catturate per il servizio Street View: se violazione di proprietà privata c’è stata, l’accusa deve comunque dimostrare il danno subito.
Una coppia di Pittsburgh, Aaron e Christine Boring, aveva fatto causa a Google nel 2008 per violazione della privacy e negligenza nel pubblicare le foto su Internet della loro residenza. Inoltre, dal momento che i coniugi vivono in una strada privata, accusavano Mountain View di aver violato la loro proprietà privata, infiltrandosi per fotografarla. Oggi il processo arriva forse ad una conclusione di fatto: se violazione c’è stata, non ha causato danni.
La Corte, infatti, ha ritenuto non sussistere le accuse di violazione di privacy, né l’abuso nel pubblicare le foto, che sono in seguito state rimosse. Per quanto riguarda invece l’accusa di violazione di proprietà privata, la Corte riconosce in parte le ragioni della coppia ma minimizza l’effettivo danno subito: a loro, dunque, ora l’onere della prova degli eventuali danni subiti, non potendo ottenere i 25mila dollari richiesti per violazione di privacy ed eventuali danni morali.
Se non riusciranno, in pratica, a dimostrare di aver subito effettivamente dei danni, potrebbe configurarsi un risarcimento di appena un dollaro (come stabilito dal precedente chiamato in causa dalla Corte). Una cifra del tutto simbolica, che dovrà quindi bastare nel caso in cui le ragioni della coppia fossero puramente di principio.
Claudio Tamburrino