In democrazia, fortuna nostra, vige il diritto di libera interpretazione e di libera espressione. Vale per i fatti, per le notizie, persino per le dichiarazioni di un premier a commento di un decreto appena approvato. Sappiamo da ieri che il destino del Green Pass è segnato e che si sta finalmente procedendo nella direzione di un ritorno alla normalità, dopo due lunghi e sofferti anni di pandemia.
Eppure, qualcosa non ha convinto una parte di coloro che hanno ascoltato la conferenza stampa di Mario Draghi (o un suo specifico passaggio). C’è chi ha storto il naso di fronte a quel riferimento a una struttura da non smantellare e alle possibili future pandemie.
Le parole di Draghi su “struttura” e “pandemie”
È estrapolato dalla replica alla domanda posta dal collega Marco Conti de Il Messaggero, sull’eventuale esistenza di un meccanismo che consenta di reintrodurre misure restrittive in caso di necessità (video, minuto 25:52).
Uno degli scopi del provvedimento è quello di non smantellare tutta la struttura esistente, anche perché siamo consapevoli del fatto che un’altra pandemia potrebbe rivelarsi anche tra qualche tempo. Dobbiamo costruire una struttura permanente per reagire a questi fenomeni. È un impegno che abbiamo prese in sede nazionale e internazionale, un po’ tutti i paesi ci stanno lavorando.
Vale a dire che, quanto costruito e realizzato in un biennio di sacrifici, non sarà preso e cestinato con la fine della crisi sanitaria. Che senso avrebbe?
Pensiamo agli sforzi in termini di risorse e investimenti, anche sul fronte tecnologico, per approntare le piattaforme sulle quali hanno fin qui poggiato i sistemi di Immuni e dello stesso Green Pass. Tutt’altro che perfetti, va detto, ma rivelatisi importanti nell’azione di contrasto alla pandemia e a garantire le graduali riaperture laddove possibili. Stesso discorso per la macchina organizzativa finalizzata alla campagna di somministrazione dei vaccini, che non si fermerà nonostante la chiusura dello stato di emergenza il 31 marzo.
Non smontiamo la struttura, ma gradualmente perde carattere di emergenza e acquista quello di ordinarietà. Significa che, se dovessero esserci sviluppi nella curva epidemiologica mostrando la necessità di un intervento questo si potrà fare con le strutture esistenti.
Nel calderone delle libere interpretazioni riversate sulle bacheche dei social, tutte legittime, quelle di chi suggerisce un legame stretto con le previsioni di Bill Gates (in questo momento fra i trend su Twitter) sulle prossime pandemie. Immancabile, lo zio Bill.
Tra le misure approvate con il decreto di ieri, anche quella che consentirà ai non immunizzati di tornare al lavoro con il Green Pass base (ottenibile con tampone) a partire dall’1 aprile. L’addio definitivo al certificato verde è invece previsto per l’1 maggio.