Il noto studio legale Cuddy di New York, già in passato criticato per la tendenza ad inventare richieste di risarcimento e interi casi giudiziari, ha recentemente provato a giustificare una parcella di oltre 113.000$ citando ChatGPT come consulente. Lo studio, infatti, ha affermato di aver chiesto al chatbot di OpenAI un parere sull’importo da richiedere, che sarebbe stato a carico della parte sconfitta.
Il tentativo non ha però convinto il giudice, che conosceva bene la dubbia reputazione dello studio legale. La mossa di appellarsi a ChatGPT è stata vista come un goffo e maldestro tentativo di sfruttare la popolarità del chatbot AI per dare credito ad una parcella esorbitante. Il magistrato ha definito “poco convincente” lo sforzo di ricorrere a un’intelligenza artificiale per legittimare onorari così alti, anziché basarsi su criteri professionali trasparenti.
L’uso di ChatGPT da parte degli avvocati
Non è la prima volta che degli avvocati usano ChatGPT. Quest’anno, l’avvocato del Colorado Zachariah Crabill è stato licenziato per aver usato il chatbot per scrivere un documento legale. Anche Steven Schwartz dello studio legale Levidow, Levidow & Oberman di Manhattan ha usato ChatGPT in tribunale, dove ha inventato dei casi giudiziari per difendere un suo cliente, ma se l’è cavata con una ramanzina.
Gli avvocati della Cuddy Law hanno dichiarato a The Register che il chatbot di intelligenza artificiale non ha influenzato i procedimenti legali e che il loro intento era quello di fornire il contesto su cosa un genitore, potendo consultare ChatGPT, potrebbe aspettarsi come tariffe orarie ragionevoli nell’assumere un avvocato nel campo dell’istruzione per disabili.
Un avvocato dello studio ha riportato la risposta di ChatGPT, secondo cui per un associato con 3 anni di esperienza la tariffa oraria può variare da 200 a 500 dollari, mentre per un avvocato specializzato con 25 anni di esperienza può arrivare fino a 1200 dollari o più. Il giudice però non ha ritenuto convincente l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per giustificare tariffe legali così elevate, respingendo di fatto l’appello allo strumento da parte dello studio Cuddy.
Giudice stronca l’uso di ChatGPT
Il giudice ha sottolineato come lo studio avrebbe dovuto capire che considerare attendibili le conclusioni di ChatGPT in merito alle tariffe di un avvocato specializzato è profondamente errato. Ha quindi esortato lo studio Cuddy ad evitare in futuro qualsiasi riferimento a ChatGPT nelle richieste di onorari, a meno che l’affidabilità dello strumento non migliori radicalmente.
Inoltre, ha ritenuto eccessivo o non adeguatamente motivato il numero di ore fatturate dallo studio legale. Per questi motivi, alla fine ha dimezzato gli onorari riconosciuti alla Cuddy, bocciando senza mezzi termini il tentativo di appellarsi ad una intelligenza artificiale per determinare compensi professionali.