Digg fuori servizio. Il preludio ad un cambiamento strutturale: sono stati modificati gli algoritmi per promuovere le notizie, modificate le abitudini degli utenti, cambiano i termini per esercitare il diritto e il dovere alla partecipazione al processo editoriale collaborativo. È la rivolta .
L’intento è quello di rendere più democratico il processo di promozione delle news, di evitare che il potentato dei top digger regni incontrastato a scapito degli altri utenti. “L’algoritmo promozionale di Digg ora assicura che le notizie più popolari siano quelle votate da un gruppo eterogeneo di utenti”, ha spiegato Kevin Rose, tra i fondatori del servizio. L’algoritmo è costantemente sottoposto ad affinamento perché si sottragga alle strategie che numerosi utenti mettono in campo per far guadagnare popolarità alle proprie storie, per attirare l’attenzione su se stessi o sulle realtà che rappresentano .
In questo modo, spiega Rose, “si darà la possibilità a tutti di fare in modo che la storia che segnalano possa guadagnare la home page”, scongiurando l’innescarsi di dinamiche scaturite dalla rendita di posizione dei soliti noti.
Nuovi nomi in effetti si affacciano sulla pagina principale, utenti di vecchia data arrancano per far assurgere le storie segnalate al grado di popular stories : necessitano di un maggior numero di riscontri positivi, necessitano dell’approvazione di una massa eterogenea di utenti, che non appartengano alla cricca dei loro Friend più fedeli.
Ci si chiede però quale sia il motivo per alzare la soglia delle segnalazioni necessarie a promuovere una storia: un maggior ricambio delle news che si avvicendano in home page sarebbe cosa gradita a tutti, compreso lo zoccolo duro degli utenti. Sarebbe però cosa meno apprezzata da coloro che rappresentano la fonte delle storie: una segnalazione in prima pagina fa riversare una quantità immensa di traffico verso il sito da cui la storia è tratta. Traffico che frutta al sito in termini pubblicitari.
Ma le critiche accese dalle modifiche all’algoritmo sono alimentate da numerosi altri argomenti. L’invettiva degli utenti si riversa anche sulla mancata trasparenza . Gli algoritmi non vengono rivelati, si vocifera riguardo a una oscura brigata di utenti anonimi che operano per sotterrare segnalazioni sgradite, che avvenga un controllo editoriale è fatto ormai noto .
Gli utenti di lunga data stanno orchestrando l’ostruzionismo: smetteranno di segnalare notizie, troveranno un nuovo spazio per mantenere il potere di cui godono e esercitare il loro ruolo di gatekeeper. “Digg è in parte un gioco. Lo è sempre stato, ed è questa una delle ragioni per cui ci appassiona – si legge in una lettera aperta indirizzata ai fondatori del servizio – Che Digg ci abbia aiutato a condividere informazioni utili, divertenti o interessanti ha solo reso il gioco più appassionante”. Ma le regole del gioco non sono chiare, coloro che le dettano rifiutano di svelarle: numerosi top user stanno abbandonando il campo. Provocatorio l’interrogativo che pongono: che sarà Digg senza di noi? La negoziazione già è stata avviata.
Gaia Bottà