Gli effetti del caro-petrolio si stanno riversando su tutte le aree del consumo , al punto da creare una nuova, netta tendenza di mercato i cui effetti si fanno sentire anche a livello industriale .
Non fanno eccezione l’elettronica, l’informatica e gli elettrodomestici: “Lo scorso anno il risparmio energetico non era un tema così rilevante tra i consumatori – dice Kim Dong-Han, della catena sudcoreana Hi-Mart – ma quest’anno, nove persone su dieci di punto in bianco chiedono se i prodotti che stanno per acquistare li aiuteranno a risparmiare denaro “.
La preoccupazione non si limita all’elettronica di consumo, ai gadget e all’informatica da salotto o domestica, ma si concentra anche su apparecchi più avidi – normalmente – di energia: dalle lavatrici , che impiegano vapore al posto dell’acqua calda, ai frigoriferi che impiegano compressori a basso assorbimento, per finire ai display che assorbono il meno possibile. Tutte le grandi case, insomma, stanno cercando di sviluppare e promuovere prodotti che consumino “meno della concorrenza”.
Park Yu-Jin, una casalinga di Seul madre di due bimbi, nota che “d’estate la bolletta diventa più del doppio se si accende il condizionatore d’aria: inoltre i due bimbi costringono a lavare molta biancheria e la bolletta può raggiungere i 170mila Won (poco più di 100 euro) al mese”. Osservazioni come questa sono ormai molto frequenti.
I produttori aguzzano dunque l’ingegno e cercano di ottenere ben più del possibile, come l’adottare i compressori lineari o rotativi al posto di quelli tradizionali, che fanno risparmiare fino al 40 per cento di energia.
Ma anche il mondo IT spinge l’acceleratore, specialmente nel campo server: EPA, che già lo scorso anno ha rilasciato il suo “draft” per il Power Management in ambito server – un segmento per sua natura controverso circa il risparmio energetico – spera entro l’anno di renderlo realtà standard, proprio su quegli elementi che, assieme al condizionamento , pesano maggiormente sul bilancio energetico dei data center.
La dinamica di mercato che si è messa in movimento è, tuttavia, per alcuni aspetti contraddittoria. Accade spesso che scegliere un prodotto ad alta efficienza energetica incida in modo rilevante sul prezzo di acquisto, a causa del costo dello sviluppo delle nuove tecnologie: un elemento che, altrettanto spesso, non convince la clientela in quanto agli occhi di un consumatore il risparmio immediato viene a mancare e si preferisce distribuire la spesa nel tempo, cioè sul (maggiore) costo dell’energia.
Ad esempio una lavatrice a vapore viene venduta ad un prezzo oscillante tra 1300 e 1500 dollari , contro una macchina tradizionale il cui prezzo si aggira sui 700 dollari . Per contrastare l’influenza negativa di questa dinamica dei prezzi, auspica l’Agenzia, sarebbe opportuno vi fossero degli incentivi, anche minimi.
Alcune grandi case come LG, ad esempio, cercano di invogliare il cliente con il ragionamento opposto: “In tre anni, con il vantaggio economico ricavabile dal nostro TV a risparmio energetico da 52 pollici, avrete risparmiato denaro sufficiente ad acquistarne un altro da 32 pollici”, dice Kim Jik-Soo, portavoce dell’azienda. Ma se da una parte la minaccia della scarsezza di energia stimola nuove formule di offerta nelle aziende, e spinge ad esempio verso l’ adozione su larga scala dei LED, dall’altra è una questione sempre più pressante. Sulla quale sarà possibile sempre meno chiudere gli occhi.
Marco Valerio Principato
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