Roma – Egregi signori della redazione di Punto Informatico, sono un disabile molto grave che Vi frequenta solo da pochi giorni. Credo che i disabili debbano oggettivamente avvalersi di Internet e delle nuove tecnologie informatiche in genere.
Oggettivamente perchè i disabili meno gravi, volendo, avrebbero anche la possibilità di telestudiare, teleformarsi e telelavorare, oltre che di comunicare, di conoscere e di dire conseguentemente la propria opinione come fa il sottoscritto. Sono infatti troppo grave e non mi resta che servirmi di Internet per comunicare, conoscere e dire la mia: senza la Rete sarei un sepolto vivo ed esisterei solo per la mia famiglia. Basti dire che la mia stampante predefinita è Acrobat Distiller, i miei libri preferiti sono in PDF (pure perchè ho problemi di vista), o al massimo li faccio digitalizzare, o sono su CD-ROM come il mio grande dizionario di italiano (per visualizzarlo, cliccate qui ).
Sì, sono anche tetraplegico e per me il cartaceo non ha quasi senso. Ho detto “quasi”, perchè delle volte sono costretto a scrivere e a stampare delle lettere tipo questa: mia ultima lettera . E’ una mia lettera consegnata a mano da mia sorella il 28 settembre scorso al Difensore civico regionale (detto per inciso, non ancora ricevo risposta). Ma, di solito, comunico virtualmente, mi spiego: grazie al mio HeadMouse e alla mia tastiera a video (saprete tutto dei miei molteplici handicap e dei miei conseguenti mezzi di comunicazione, leggendo questo mio articolo web: mie disabilità, mio computer e altro ), se la persona con cui devo “parlare” mi è fisicamente vicina, le parlo scrivendo su un documento Word, essendo io pure muto.
Tuttavia, di frequente, le persone sono lontane da me ed allora, se hanno una connessione ad Internet, posso raggiungerle in due modi: o tramite il mio sito , grazie al quale dico la mia; o, meglio ancora, se ho i loro indirizzi di posta elettronica, invio loro delle e-mail ipertestuali come la presente e la seguente posta in fondo a questa lunga e-mail. Si, il mio mezzo preferito di comunicazione è l’ipertesto. Da tutto ciò si evince che i disabili hanno, o dovrebbero avere, una naturale passione per Internet e per le nuove tecnologie.
Sarebbe quindi logico aspettarsi una adeguata assistenza informatica ufficiale per noi disabili e che, tra l’altro, grazie a questa assistenza, sia possibile risolvere tutti i nostri eventuali problemi informatici. Invece, per quanto mi riguarda, attualmente devo chiedere la risoluzione di essi a mio cognato, vigile urbano di professione, con la passione della informatica a tempo perso, che fa quello che può. Morale della favola, sto ancora con Windows 98, perchè i miei mezzi di comunicazione non vanno molto bene con i successivi sistemi operativi. Tramite l’Associazione Luca Coscioni ( www.lucacoscioni.it ), chiesi assistenza informatica ufficiale a varie autorità regionali. L’unica a rispondermi fu una funzionaria regionale: unica risposta .
Come potete leggere, la risposta è sorprendentemente negativa; dico sorprendentemente, perchè nell’era di Internet e delle nuove tecnologie, non è ammissibile una risposta del genere. Ritenendomi vittima di una grave ingiustizia (e non solo io ma tutti i disabili abruzzesi e, forse, italiani), perchè posso comunicare unicamente con questi mezzi informatici, mandai una e-mail a MIMANDARAITRE, precisamente il 18 novembre 2003: mia e-mail a mimandaraitre . A distanza di quasi un anno, non ho ricevuto alcuna risposta e dubito che essa verrà mai. Mi chiedo il perchè di tutto ciò. Forse perchè gli unici politici italiani a dire che l’Italia viola i diritti dei disabili a comunicare sono i Radicali: solo i radicali parlano dei disabili informatici .
Una settimana dopo questo lancio della agenzia ANSA, mio padre, a seguito di un malore, fu ricoverato in ospedale; iniziò per lui un calvario di diagnosi e cure di poco più di due mesi, calvario che culminò con la sua morte. Tale triste vicenda mi ha profondamente scosso e sono circa cinque mesi che non mi occupo più della questione assistenza informatica ufficiale per noi disabili.
Quindi, lo chiedo a Voi di Punto Informatico ed ai Vostri lettori: stando a quanto da me suddetto, non è giusto che noi disabili si rivendichi e si ottenga finalmente assistenza informatica ufficiale, ad esempio tramite un ufficio della nostra ASL?
Vi ringrazio per l’attenzione, Vi porgo i miei più cordiali saluti e Vi auguro buon lavoro,
Severino Mingroni
Casoli – Chieti