Lo zampino del governo di Khartum nell’ improvviso blackout che ha colpito la Rete in Sudan, mentre milioni di utenti africani restano al buio digitale dalla giornata di ieri. Tutte le comunicazioni elettroniche sono state interrotte nella tarda mattinata (fuso orario di Greenwich), dopo la violenta manifestazione di piazza contro il presidente Omar Hassan al-Bashir e la decisione di sospendere le sovvenzioni petrolifere per un significativo aumento nel prezzo dei carburanti.
Il crollo di Internet è stato confermato da Akamai, mentre l’attività delle connessioni locali scendeva a valori prossimi allo zero. L’estesa disconnessione sarebbe stata causata dai principali gateway internazionali per il Sudan, i provider Sudatel, Sudanese Mobile (Zain) e Canar Telecom .
È questa la spiegazione offerta dalla società d’intelligence Renesys, i cui analisti hanno sottolineato come l’azione dei grandi operatori sudanesi risulti in risposta all’ordine del governo di al-Bashir . Dal ministero dell’Istruzione è infatti arrivata una circolare per la chiusura delle scuole fino al prossimo 30 settembre, dopo le (almeno) sette vittime negli scontri con la polizia nella capitale Khartum.
We confirm #Sudan has cut itself off from global Internet 45min ago (12:47UTC) amid riots in Khartoum pic.twitter.com/dAkhxssCsu
– Renesys Corporation (@renesys) September 25, 2013
Nell’analisi del traffico effettuata da Renesys, il blocco totale di Internet non può essere attribuito a disguidi tecnici, dal momento che le modalità operative di disconnessione registrata attraverso i tre provider locali risultano diverse. In sostanza, si tratterebbe di una strategia mirata e coordinata per creare il blackout cibernetico, il più esteso dopo quello che colpì le comunicazioni egiziane all’inizio del 2011 .
Mauro Vecchio