La guerra dei brevetti fra Apple e Samsung continua senza posa, riservando spiacevoli sorprese ora all’uno e ora all’altro contendente: per Cupertino sono dolori presso l’ufficio brevetti statunitense (USPTO), mentre al colosso sudcoreano va male nella Commissione sul Commercio Internazionale (USITC).
Nel primo caso, l’USPTO ha deciso di invalidare il brevetto ” bounce-back ” assegnato a Apple sull’effetto “rimbalzo” di documenti e foto quando si fa lo scrolling oltre la fine della pagina sugli schermi multi-touch: esisteva già una “prior art” che ha anticipato quanto fatto in seguito da Apple, ha stabilito l’USPTO, dunque il brevetto di Cupertino non è valido.
Si tratta, a conti fatti, di un contraccolpo potenzialmente molto grave per la campagna legale di Apple contro Samsung, che vede proprio nel brevetto bounce-back uno dei punti nodali della causa che ha sin qui portato a una multa miliardaria contro l’azienda asiatica e poi al successivo dimezzamento dei danni stabilito dal giudice Lucy Koh.
Un nuovo processo nel merito è stato già deciso, e nonostante l’invalidazione del brevetto bounce-back Apple continua a dichiararsi fiduciosa: la decisione dell’USPTO è “finale” ma il riesame del brevetto non è ancora terminato, spiega Cupertino in legalese stretto di difficile comprensione e traduzione.
Laddove Apple non può evidentemente dirsi fiduciosa è in un altro caso – aperto contro Samsung e Motorola – discusso presso le corti tedesche, un processo riguardante la funzionalità “slide to unlock” (per sbloccare il gadget una volta riattivato lo schermo) e il relativo brevetto che la Corte Regionale di Monaco ha dichiarato non valido per la non sussistenza di “innovazioni tecniche” degne di essere protette con un brevetto.
Apple vince, certo, laddove le agenzie e istituzioni statunitensi si sono sin qui dimostrate essere particolarmente ricettive alle richieste di Cupertino in fatto di brevetti e proprietà intellettuali: la Commissione per il Commercio Internazionale ha stabilito la colpevolezza di Samsung in merito all’infrazione di un brevetto sulla selezione del testo tramite “immagini translucenti”. Il caso risale al 2011 e non dovrebbe quindi portare alla messa al bando dei prodotti più recenti e “hot” messi in vendita dalla casa sudcoreana.
Alfonso Maruccia