Washington (USA) – Fuga di dati dagli archivi della Marina Militare Statunitense , atto due: per la seconda volta nel giro di poche settimane, oltre 100mila schede riservate contenenti informazioni anagrafiche su altrettanti militari sono misteriosamente finite su un sito pubblico, consultabile da chiunque.
I dati sensibili, in base alle dichiarazioni ufficiali rilasciate alle agenzie stampa, sarebbero rimasti di pubblico dominio durante gli ultimi sei mesi. Le circostanze e le dinamiche della fuga di dati non sono ancora chiare: quel che è certo, in base alla ricostruzione offerta dal Washington Post , è che l’accaduto sia frutto di un errore umano .
Il sito sul quale sono stati pubblicate le informazioni riservate appartiene al centro di sicurezza navale di Norfolk. Per Evelyn Odango, portavoce della base navale, “questo tipo di informazioni non dovevano trovarsi su quel sito e sono state pubblicate per puro errore e negligenza”. Secondo la Odango, “non abbiamo ancora prove per determinare se le informazioni siano state utilizzate illegalmente”.
Oltre all’archivio in questione, scoperto da visitatori estranei all’ambiente militare, i responsabili della base di Norfolk avrebbero inoltre spedito via posta ben 1000 e più copie del database ad altrettante missioni militari statunitensi, esponendo ulteriormente la privacy dei soldati. Ciascuna copia sarebbe stata messa su CD e secondo Odango “l’esercito sta già lavorando per recuperare tutte queste informazioni”.
Il governo degli Stati Uniti ha così attivato una procedura d’emergenza per informare i militari finiti in questo problema: per evitare furti d’identità e complicazioni finanziarie, Washington ha creato un centro d’assistenza telefonica ed ha sollecitato militari ed istituti di credito a “sorvegliare con attenzione i movimenti bancari” dei soggetti coinvolti.
Negli ultimi tempi, per motivi del tutto oscuri, la fuga di dati sensibili dai server istituzionali degli Stati Uniti è diventato un fenomeno piuttosto comune . In base alle rivelazioni di fonti interne al governo di Washington, gli Stati Uniti hanno perduto oltre 50 milioni di schede riguardanti funzionari di governo, personale militare e civile.