Milano – Orgogliosa nel rivendicare il primato di Java nel mondo open source, coinvolta per ragioni di business e non solo nella ricerca di nuove frontiere del Web 2.0 e interessata ad ampliare la platea degli sviluppatori. Così si è presentata Sun Microsystem nel doppio appuntamento della Java Conference di Milano. Di Java, open source e di sogni nel cassetto Punto Informatico ha parlato nell’occasione con Emanuela Giannetta , software product marketing manager della divisione italiana.
Punto Informatico: Nel corso della conferenza stampa il senior vice president della società Jeff Jackson ha rivendicato l’apertura completa di Java al mondo open source. È un modo per strizzare l’occhio alla comunità degli sviluppatori presente all’evento?
Emanuela Giannetta: La nostra scelta di puntare sull’open source non risale certo ad oggi. Java è nato dodici anni fa come linguaggio di programmazione in grado di girare in ambienti diversi, una caratteristica che è rimasta coerente nel tempo. L’idea di legare questo approccio a una comunità di sviluppo si è rivelata vincente perché gli anni successivi hanno registrato l’esplosione delle reti e delle comunità.
PI: Qualcuno ha detto che esiste il rischio che un’eccessiva apertura nel modello di sviluppo possa far perdere a Sun il controllo del prodotto. È un rischio reale?
EG: Direi di no, visto che comunque ci riserviamo di certificare le evoluzioni e gli arricchimenti.
PI: Molti sono però i battitori liberi tra gli sviluppatori, non c’è il rischio che il mercato perda il bandolo della matassa e fatichi a riconoscere ciò che davvero può spingere avanti nuovi progetti, tecnologie diciamo così di sviluppo “vero”?
EG: Credo che il mercato sia ormai abbastanza maturo per scongiurare questo rischio. Nuove applicazioni e nuovi canali sono utili per tutte le tipologie di utenti; ognuno poi ne fa un uso in linea con le proprie competenze e conoscenze. Ad esempio, nel concepire JavaFx i nostri sviluppatori hanno pensato a facilitare la scrittura per gli sviluppatori meno esperti, ma al tempo stesso hanno introdotto diversi livelli di approfondimento per le varie fasce di utenti.
PI: Come vede allora l’equilibrio tra gli sviluppi del Web 2.0 e le esigenze dei grandi player del settore di continuare a fare business?
EG: Il fatto che il Web 2.0 abbia raggiunto la soglia del mediatico non deve preoccupare gli operatori del mercato. Il Web partecipato, aperto ai contributi del mondo consumer, offre nuove opportunità di business a chi lavora nel settore. La costruzione dal basso delle informazioni funziona solo se la Rete ha dietro di sé infrastrutture all’altezza in termini di storage, sicurezza, capacità di comunicazione tra dispositivi e linguaggi differenti.
PI: Nei giorni scorsi Sun è stata protagonista a Barcellona del summit su OpenOffice 3 . Quali sono i target di riferimento per la nuova soluzione in arrivo?
EG: Gli stessi che finora hanno dimostrato di apprezzare il prodotto. Mi riferisco soprattutto al settore della Pubblica Amministrazione e alle banche, che hanno bisogno di soluzioni informatiche sicure e portabili, non legate a un solo produttore.
PI: Negli ultimi tempi qualche critico ha accusato Sun di aver cambiato rotta, puntando sulla distribuzione commerciale. Un caso per tutti, l’accordo con Google che ha portato all’inserimento di StarOffice all’interno di Google Pack
EG: Abbiamo scelto la distribuzione commerciale per assicurare agli utenti le garanzie legali che il manufatto open source non può dare. Questa opzione si rivela vincente soprattutto nelle attività aziendali che presentano forti criticità.
PI: Anche le diatribe con Microsoft sembrano ormai appianate
EG: Con Microsoft abbiamo siglato di recente un accordo di collaborazione che porta Windows sui nostri server, dando seguito a un accordo sottoscritto nel 2004. La virtualizzazione dei sistemi è un punto essenziale delle nostre strategie attuali e lo sarà sicuramente anche nei prossimi anni.
a cura di Luigi dell’Olio