Quando all’inizio di settembre Sheryl Sandberg di Facebook e Jack Dorsey di Twitter hanno fatto la loro comparsa di fronte al Congresso USA, al tavolo è stata lasciata una sedia vuota per Google. Verrà riempita solo oggi, con oltre tre mesi di ritardo, quando Sundar Pichai siederà di fronte ai membri del Campidoglio per rispondere alle loro domande.
Sundar Pichai: le domande del Congresso
Il CEO di Mountain View si troverà a dover testimoniare sulle strategie attuate e sulle decisioni prese in merito a temi delicati: uno su tutti quello riguardante presunti comportamenti imparziali nell’indicizzazione dei contenuti sul motore di ricerca. L’accusa è stata mossa di recente dall’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che senza troppi giri di parole ha definito Google “di sinistra” per aver messo in evidenza ripetutamente nelle SERP risultati riconducibili alla stampa filodemocratica. Un comportamento, va precisato, mai concretamente dimostrato.
Altro tema caldo è quello riguardante il possibile ritorno di bigG in Cina, attraverso il lancio di un motore di ricerca realizzato appositamente per sottostare al volere di Pechino. Il progetto, al momento noto con il nome in codice Dragonfly, potrebbe essere lanciato già entro il prossimo anno. Da molti è visto come uno strumento che anziché favorire il libero accesso alle informazioni potrà essere usato dal governo del paese asiatico per esercitare un’ennesima forma di censura.
A Pichai potrebbero essere chiesti chiarimenti anche sul perché l’azienda abbia deciso di mantenere a lungo il silenzio sul grave bug che negli anni scorsi ha colpito il social network Google+, mettendo a rischio la sicurezza dei suoi iscritti. Dei guai che interessano la piattaforma si è tornati a parlare proprio nella giornata di ieri, con la notizia di un’ulteriore vulnerabilità scovata e con la scelta di anticiparne la chiusura dall’agosto all’aprile prossimo.
Le modalità di acquisizione dei dati relativi alla geolocalizzazione degli utenti a fini di advertising e la possibilità che negli USA venga stabilita una nuova legge sulla privacy potrebbero costituire altri temi di discussione tra il Congresso e Pichai, così come l’interruzione del rapporto con il Pentagono per l’iniziativa Project Maven e i presunti comportamenti anticoncorrenziali già finiti più volte anche nel mirino dell’Europa.
La testimonianza scritta
Intanto, in attesa dell’udienza, sul sito della House of Representatives è comparso il documento che raccoglie la testimonianza scritta preparata per l’occasione dal CEO di Google e che verrà letto in apertura. L’intervento si apre ripercorrendo le origini di Pichai, quando in India il suo primo contatto con la tecnologia è avvenuto con l’acquisto da parte della famiglia di un telefono e di un televisore “con un unico canale”.
Sono trascorsi 25 anni da quando gli Stati Uniti sono diventati la mia casa. Sono cresciuto in India e ho ricordi vividi di quando la mia famiglia ha acquistato il suo primo telefono e il suo primo televisore. Ogni nuova tecnologia ha portato un cambiamento importante nelle nostre vite.
Prosegue poi con un riferimento all’origine di Google, all’idea di Larry Page e Sergey Brin (mai citati direttamente) e ciò che ha portato il gruppo a estendere il proprio raggio d’azione ben oltre i confini delle ricerche online.
Vent’anni fa, due studenti hanno unito le loro forze a Standford con un’idea: fornire agli utenti l’accesso alle informazioni di tutto il mondo … Oggi Google è più di un motore di ricerca … Questo significa lavorare con industrie differenti, dall’educazione alla tutela della salute, fino alla manifattura e l’intrattenimento.
L’intervento sottolinea il rapporto già in essere con le istituzioni americane e l’intenzione di proseguire su questa strada.
In quanto azienda americana, abbiamo a cuore i valori e le libertà che ci hanno permesso di crescere e servire così tante persone. Sono orgoglioso di poter dire che lavoriamo e continueremo a lavorare con il governo per tenere il nostro paese al sicuro.
Focus anche sulla forza lavoro e sull’importanza del business di Google per l’economia statunitense.
Nell’ultimo anno abbiamo supportato oltre 1,5 milioni di aziende americane. Negli ultimi tre abbiamo contribuito con 150 miliardi di dollari all’economia statunitense, assumendo oltre 24.000 dipendenti e versando ai nostri partner USA oltre 43 miliardi di dollari attraverso il motore di ricerca, YouTube e Android.
Privacy e sicurezza come valori irrinunciabili per ogni prodotto sviluppato e offerto dal gruppo.
Proteggere la privacy e la sicurezza dei nostri utenti ha sempre costituito una parte essenziale della nostra missione. Abbiamo investito un incredibile ammontare di lavoro nel corso degli anni per offrire libertà di scelta, trasparenza e controllo ai nostri utenti.
In merito alla possibile definizione di un nuovo impianto normativo, Google si dichiara disposta a collaborare.
Riconosciamo il ruolo importante del governo nel definire le regole per lo sviluppo e l’utilizzo della tecnologia. A tale scopo, supportiamo una legislazione federale sulla privacy e quest’anno abbiamo proposto un framework sul tema.
Altro punto di fondamentale importanza toccato dalla testimonianza di Pichai è quello relativo ai già citati presunti comportamenti imparziali riguardanti il trattamento riservato a contenuti o informazioni di natura politica.
Guido questa azienda senza alcuna influenza politica e sono impegnato per far sì che i nostri prodotti continuino a operare in questo modo. Fare diversamente andrebbe contro sia ai nostri principi sia ai nostri interessi di business.
Il documento si chiude con un ringraziamento all’istituzione per la possibilità di intervenire e sciogliere eventuali dubbi sull’operato del gruppo. Da lì in poi, Pichai sarà oggetto delle domande poste dai membri del Congresso.
Lasciate che concluda dicendo che guidare Google è stato il più grande onore professionale della mia vita. È un momento di grandi sfide per la nostra industria, ma per me è un privilegio essere qui oggi.