Ieri il numero uno di Google, dopo aver mancato l’appuntamento dei mesi scorsi, si è presentato in solitaria di fronte al Congresso USA. Molti i temi discussi, con Sundar Pichai chiamato a fare chiarezza sulle strategie pianificate dal gruppo per il futuro e sulla necessità di intraprendere azioni finalizzate a garantire un accesso libero e sicuro alle informazioni, in ogni parte del mondo.
Sundar Pichai al Congresso USA
Rispondendo alle domande poste dal House Judiciary Committee, Pichai ha toccato alcuni temi delicati come i bug che hanno interessato il social network G+ e messo a repentaglio la sicurezza delle informazioni relative a decine di milioni di utenti, l’ultimo dei quali svelato solo nella giornata di ieri. Sebbene il CEO abbia confermato l’obbligo di notificare i problemi rilevati sia agli iscritti sia alle autorità in un lasso di tempo massimo pari a 72 ore, Google non sembra aver rispettato il termine, tardando nel primo caso alcuni mesi e nel secondo diverse settimane prima di rendere note le vulnerabilità.
In merito alle accuse di comportamenti non imparziali nell’indicizzazione di contenuti, informazioni e notizie di natura politica (Trump ha definito bigG “di sinistra”), è stato ribadito come non vi siano prove concrete di un tale atteggiamento degli algoritmi, con Pichai che ha sottolineato come le dinamiche di composizione delle SERP siano già state oggetto di analisi e studi indipendenti, dai quali non è emersa alcuna anomalia.
Interrogato sul progetto Dragonfly, l’iniziativa in cantiere finalizzata a lanciare un motore di ricerca “censurato” in Cina, Pichai ha affermato che al momento il suo esordio non è stato pianificato, nonostante in passato circa un centinaio di persone vi abbiano lavorato. Non debutterà dunque in aprile, come anticipato nei mesi scorsi da alcune voci di corridoio. Il ritorno del gruppo nel paese asiatico non è comunque da escludere a priori, anche se potrebbe avvenire con progetti diversi rispetto a quello di cui si è parlato fino ad oggi, ad esempio con investimenti nel campo della tutela della salute. In ogni caso, assicura il CEO di Google, ogni mossa sarà accompagnata da un processo che coinvolgerà istituzioni e legislatori.
Passando a YouTube, è stata sollevata la questione relativa alla circolazione di materiale riconducibile a teorie del complotto. A tal proposito, la risposta di Pichai suona come un’ammissione che su questo punto ci sia ancora parecchio da lavorare, passando attraverso il perfezionamento delle policy e il miglioramento degli algoritmi delegati a individuare i contenuti da sottoporre a moderazione.
La lotta alle discriminazioni di ogni tipo, comprese quelle di genere, rimane una priorità per bigG, come ribadito dal CEO in risposta a una domanda sul tema.
In chiusura dell’udienza si è fatto appello anche alla necessità di semplificare i termini di servizio per i quali è richiesta l’accettazione in fase di iscrizione alle piattaforme, così che gli utenti possano essere meglio informati su quali dati verranno poi acquisiti ed elaborati da Google durante la fruizione. L’intervento integrale è visibile in streaming di seguito.
Ospite speciale e inatteso dell’appuntamento, Rich Uncle Pennybags, meglio conosciuto come l’Uomo del Monopoli (o Monopoly). Ian Madrigal, in barba ai controlli e all’ufficialità del momento, si è presentato tra il pubblico del Congresso con un costume che non è passato inosservato.
Google must not be tracking all our movements, because they certainly didn’t see me coming! pic.twitter.com/W1281PFgmf
— Ian Madrigal – The Monopoly Man (@iansmadrig) December 11, 2018
Tra i presenti anche Alex Jones, fondatore di Infowars, canale soggetto a un ban da YouTube e Twitter nei mesi scorsi per via delle sue teorie del complotto.