Suona bene il flautista robot

Suona bene il flautista robot

Dopo oltre dieci anni studi, la nuova versione dimostra di essere sulla strada giusta per poter emulare un suonatore in carne e ossa. Sviluppato in Giappone, l'automa flautista suscita curiosità e riscuote consensi
Dopo oltre dieci anni studi, la nuova versione dimostra di essere sulla strada giusta per poter emulare un suonatore in carne e ossa. Sviluppato in Giappone, l'automa flautista suscita curiosità e riscuote consensi

Continua la rincorsa della robotica volta a creare meccanismi in grado di emulare – e forse un giorno sostituire – gli umani e le loro più complesse abilità. Non solo in campo medico o militare : da tempo alcuni ricercatori sviluppano robot votati alla musica. Così all’università giapponese di Waseda nasce WF-4RIV , ultimo arrivato di una serie decennale di automi musicisti. L’automa è il nuovo nato di una famiglia di flautisti, e riesce ad interpretare con discreto successo uno dei grandi classici, che richiede una notevole dose di tecnica.

Waseda Flutist No.4 Refined IV La nuova versione di WF-4RIV ( Waseda Flutist No.4 Refined IV ), presentata al BioRob 2008 , riprende le forme antropomorfe introdotte nelle versioni più recenti, a discapito dello stile “scaffale metallico” che caratterizzava i primi esemplari. Comodamente adagiato su uno sgabello, col piglio di un professionista ormai avvezzo ai grandi palcoscenici e cappello da jazzista, il robot è un concentrato di tecnologia dalla testa in giù: gli occhi sono dotati di due sensori CCD che permettono all’automa di vedere e, magari, di interagire con il pubblico.

Molto più complesso il sistema della bocca, sviluppato per riprodurre in tutto e per tutto le movenze e le varie tecniche di utilizzo del fiato adottate dagli umani: le labbra sono state disegnate in modo da riprodurre l’elasticità e la flessibilità di quelle vere, mentre la lingua è in grado di riprodurre la tecnica del double tonguing , utile ad eseguire serie di note in rapida successione.

Nella gola meccanica è presente anche un sistema per il vibrato e più in basso due polmoni artificiali, al cui interno è sigillato ermeticamente un mantice controllato da un meccanismo che permette all’aria di uscire e di entrare. Ultimi, gli arti superiori, suddivisi in braccia e dita: il flauto è saldamente ancorato nella mano destra dell’automa, e ogni dito può muoversi liberamente variando la pressione esercitata sul tasto. Ogni braccio ha in tutto 7 gradi di libertà ( DOF ), di cui 4 nell’avambraccio.

Per poter eseguire un qualsiasi brano, il flautista è accompagnato da un sistema di tre computer: uno serve a controllare il robot, un altro serve a generare i dati MIDI di accompagnamento ed un terzo è utilizzato per processare i dati dei sensori oculari. Per poter lavorare insieme, tutto il sistema è connesso via MIDI, utilizzando tale segnale per sincronizzare le varie parti.

Certo, per quanto sofisticato sia il sistema, attualmente non ci si può aspettare un’esecuzione perfetta, ma WF-4RIV dimostra di saperci fare, interpretando in maniera accettabile Il volo del calabrone di Rimskij-Korsakov. Nonostante le possibili critiche dei musicofili, il progetto è tutt’altro che concluso: nei piani degli sviluppatori c’è quello di renderlo sempre più completo e vicino alle potenzialità di esecuzione umana.

Di sicuro non è la prima volta che un robot si cimenta con uno strumento musicale a fiato: un esempio su tutti è il robot trombettista ideato da Toyota, le cui esibizioni ufficiali sono goffamente messe a disposizione degli utenti senza audio , per garantire che i diritti non vengano violati. Un bel paradosso per un trombettista, umano o robotico che sia.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
6 nov 2008
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