Cupertino (USA) – Dopo aver costruito il primo supercomputer al mondo basato sui Power Mac G5 di Apple , recentemente posizionatosi terzo nella classifica stilata da Top500.org dei sistemi più potenti, l’università Virginia Tech ha annunciato l’intenzione di costruire un altro mostro di calcolo utilizzando, questa volta, gli Xserve di Apple.
Basati sui giovani processori G5 a 64 bit, gli Xserve sono server molto sottili e compatti che, al contrario dei Power Mac, sono stati appositamente progettati per il networking e il clustering.
Con la collaborazione di Apple, entro la fine di maggio Virginia Tech conta di aggiornare i 1.100 Power Mac G5 che costituiscono il proprio supercomputer con altrettanti Xserve. A fronte di un maggior costo del nuovo hardware, l’università americana afferma che la transizione verso i server rack di Apple porterà altri significativi vantaggi, fra cui una riduzione dei consumi energetici e dello spazio occupato dal cluster.
I progettisti sostengono che la dimensione del nuovo “Big Mac”, questo il soprannome con cui viene chiamato il colosso, sarà un terzo di quella attuale: lo spazio occupato passerà infatti da circa 280 metri quadrati a poco più di 90.
Srinidhi Varadarajan, responsabile del progetto, ha poi spiegato che gli Xserve sono dotati di display che facilitano la gestione dei vari nodi e, grazie ad un’architettura hardware più efficiente, possono incrementare ulteriormente le prestazioni del supercomputer.
Apple ha aggiornato i propri Xserve proprio di recente con nuovi modelli che integrano un doppio processore G5 con tecnologia a 90 nanometri e supportano fino a 8 GB di memoria SDRAM DDR400 e fino a 3,5 Terabyte di capacità di archiviazione.
A dimostrazione di come Apple prenda il mercato dei server sempre più sul serio, la casa della mela ha recentemente sviluppato un software, chiamato Xgrid, per la gestione di reti per il calcolo distribuito basate sulle tecnologie grid computing: queste permettono di aggregare la potenza elaborativa di più computer connessi in rete ed erogarla come risorsa on-demand a vari task e utenze.
Per Apple, questi primi passi nel mondo dei supercluster rappresentano un’occasione importante per dimostrare le nuove potenzialità che la piattaforma Mac ha acquisito sia sul fronte dell’hardware, con il nuovo chip G5 (formalmente chiamato PPC970) di IBM, sia sotto quello del software, con il giovane sistema operativo Unix-based Mac OS X.