Il supercomputer “Blue Waters”, un sistema da 10 PETAFLOPS la cui costruzione era stata commissionata a IBM anni or sono, non s’ha più da fare: Big Blue e il National Center for Supercomputing Applications (NCSA) dell’Università dell’Illinois hanno annunciato l’abbandono del progetto, adducendo come scusante l’eccessivo aumento dei costi.
Il contratto quadriennale tra NCSA e IBM era stato stipulato nel 2008 con un costo finale stimato in 208 milioni di dollari, soldi che ora Big Blue deve restituire all’ateneo per l’impossibilità di fornire una prima versione funzionante di Blue Waters entro l’anno prossimo.
Perché Blue Waters è stato abbandonato? “L’innovativa tecnologia sviluppata da IBM era più complessa e necessitava di un supporto tecnico e finanziario ben oltre le aspettative iniziali”, recita il comunicato congiunto di IBM e NCSA, riferendo inoltre come le due organizzazioni abbiano provato a rimodulare la loro collaborazione senza cavarne un ragno dal buco.
Basato su processori Power7 (architettura PowerPC) di IBM, Blue Waters avrebbe dovuto rappresentare una delle punte di diamante degli USA nella frenetica “corsa ai PETAFLOPS” attualmente in corsa nel settore del supercalcolo a fini scientifici. Sia NCSA e IBM continueranno a seguire questa strada, ma dicono di volerlo fare con la “tempistica” opportuna e senza bruciare troppe risorse su tecnologie troppo costose.
Gli analisti sostengono infatti che le ambizioni di Blue Waters si sono scontrate soprattutto con le novità tecnologiche del supercalcolo degli ultimi anni e mesi, in particolare la proliferazione di sistemi ibridi CPU-GPU massicciamente basati su schede grafiche ottimizzate per il calcolo parallelo estremo.
Alfonso Maruccia