Pittsburgh (USA) – Specchio della battaglia internazionale per la conquista della supremazia nel supercomputing, la nuova edizione aggiornata della Top500 vede IBM , e con lei gli Stati Uniti, alla guida della classifica dei supercomputer più veloci al mondo.
Big Blue è infine riuscita a riappropriarsi della posizione di vertice con il preannunciato Blue Gene/L da 70,72 teraflops , un prototipo che, non appena completato, verrà spostato presso il Lawrence Livermore National Laboratory del Department of Energy americano. In questi giorni il colosso di Armonk ha fra l’altro iniziato, dopo anni di ricerca e sviluppo, la commercializzazione delle sue prime macchine Blue Gene.
Il monster di calcolo di IBM riporta in patria un primato che gli USA inseguivano ormai da due anni e mezzo, un arco di tempo durante il quale ben 5 edizioni della Top500 hanno visto come dominatore incontrastato il supercomputer Earth Simulator della giapponese NEC.
Nell’aggiornata classifica Top500, l’Earth Simulator si è visto scavalcare anche da Columbia , il supercomputer installato poche settimane fa da SGI presso l’Ames Research Center della NASA. Il sistema, basato su processori Itanium 2 di Intel, è entrato in classifica con una performance di 51,87 teraflops, dunque sensibilmente superiore a quella di 42,7 teraflops inizialmente annunciata da SGI.
La medaglia di bronzo va al cervellone di NEC, che con i suoi 35,86 teraflops può ancora lasciarsi alle spalle gli altri 497 avversari presenti in classifica. In realtà NEC aveva di recente annunciato un supercomputer, chiamato SX-8 , capace di raggiungere, con il benchmark standard Linpack, i 58,5 teraflops: tale sistema verrà però fisicamente assemblato a dicembre e, pertanto, non ha potuto far parte della nuova Top500.
La quarta posizione regala un’altra soddisfazione a IBM: qui si trova infatti MareNostrum , un supercomputer commissionato dal Governo spagnolo che con i suoi 20,5 teraflops rappresenta il più potente elaboratore d’Europa. Assemblato a Madrid in meno di due mesi, il sistemone verrà presto trasferito presso il Centro Nacional de Supercomputación dell’Universidad Politécnica de Barcelona. Si prevede che il supercomputer sarà messo a disposizione della comunità scientifica nazionale e internazionale nella primavera del 2005.
Il quinto posto va ad un altro sistema basato su Itanium 2, questa volta sviluppato da California Digital Corporation , mentre in sesta piazza c’è HP con il suo ASCI Q da 12,88 teraflops. Subito dopo s’incontra il supercomputer del Virginia Tech , anche noto come “Big Mac” o “SuperMac”, basato su server XServe G5 di Apple e capace di macinare 12,25 teraflops. Quest’ultimo era temporaneamente uscito dalla Top500 6 mesi fa in seguito ad un radicale aggiornamento dell’hardware .
In coda alle prime 10 posizioni si trovano poi due altri sistemi di IBM, tra cui uno installato presso il Naval Oceanographic Office americano, e il primo supercomputer della classifica, targato Dell e utilizzato da NCSA, basato su processori Xeon
Se in termini di prestazioni assolute la sfida si gioca fra IBM, SGI e NEC, in quella di numero di unità vendute l’unico avversario in grado di impensierire Big Blue è HP: nella nuova Top500 si contano infatti 216 sistemi della prima contro 173 sistemi della seconda; quantità che, se sommate, rappresentano il 75% dei computer presenti in lista. Per quanto concerne le performance, IBM rappresenta il 49,3% ed HP il 21%: nessun altro produttore riesce a superare il 7% nelle due categorie su menzionate.
Altro dato che balza all’occhio è il numero di sistemi basati su Linux, pari ad oltre la metà del totale. In particolare, tutti i supercomputer che occupano la prime 5 posizioni, ad eccezione dell’Earth Simulator (su cui gira una variante di Unix), adottano il Pinguino. Un bel traguardo se si pensa che, fino a pochi anni fa, il sistema operativo open source era quasi del tutto assente dalla classifica dei 500 supercomputer più potenti al mondo.
Un traguardo che, come spiegato da Erich Strohmaier, co-redattore della Top500, è stato raggiunto soprattutto grazie a quella tendenza che ha visto quasi estinguersi i mainframe classici e i supercomputer monolitici con architettura proprietaria a favore di super cluster basati su server relativamente economici e architetture più o meno standard: nella corrente edizione della Top500 i sistemi descritti come cluster sono ben 294.
Come parziale conseguenza di questa nuova rotta, che ha consentito una drastica riduzione dei prezzi e dei tempi di sviluppo dell’hardware, le grandi aziende e organizzazioni cambiano i propri supercomputer con ritmi decisamente più elevati rispetto al passato, tanto che fra l’ultima edizione della Top500 e quella corrente c’è stato un ricambio che ha interessato quasi 200 sistemi.
Strohmaier ha spiegato che il nuovo vincitore, Blue Gene/L di IBM, non si può definire un cluster nel senso classico, tuttavia incorpora gli stessi concetti alla base della tecnologia di clustering Linux che negli ultimi anni “ha contribuito a spingere le prestazioni e tagliare i costi del supercomputing”.
Lo stesso trend che sta favorendo l’ascesa di Linux va a beneficio anche di Intel e AMD: i sistemi basati su processori Intel sono infatti passati dai 189 di un anno fa agli attuali 310, mentre quelli basati su chip AMD sono passati dalle poche unità del 2003 a 31. La seconda posizione di questa speciale classifica va a IBM, con 54 sistemi basati su chip Power/PowerPC, mentre la terza va a HP, con 48 sistemi basati su PA-RISC.
Durante la stessa conferenza in cui è stata presentata la nuova Top500, Microsoft ha tenuto una dimostrazione di Windows Server 2003 Computer Cluster Edition (CCE), prima noto come Windows Server HPC Edition. Si tratta di un nuovo sistema operativo, attualmente ancora in beta testing, dedicato ai sistemi ad alte prestazioni e, in particolare, ai cluster di server x86. Come si può intuire, Windows Server 2003 CCE rappresenta il tentativo del big di Redmond di rompere il dominio di Linux nel settore del supercomputing: per far questo Microsoft ha aggiunto al proprio sistema operativo diverse funzionalità ad hoc, fra cui uno job scheduler e un sistema per la gestione dei cluster. Windows Server 2003 CCE dovrebbe arrivare sul mercato nella seconda metà del 2005.
Tornando alla Top500, e parlando di dati geografici, l’Europa conserva la seconda posizione dietro agli Stati Uniti, con 127 supercomputer installati. Più staccata l’Asia con 87 sistemi, di cui 30 installati nel solo Giappone e 17 in Cina. Con l’attuale trend di crescita, l’Asia potrebbe raggiungere il Vecchio Continente nel giro di pochi anni.
L’Italia è presente in classifica con 15 supercomputer, 3 in meno rispetto alla passata edizione della Top500. La classifica per paese è disponibile qui