Da oggi il Surface 3 Pro, terza iterazione del tablet Microsoft, è disponibile per l’acquisto in Italia: si tratta essenzialmente sempre dello stesso prodotto mostrato già dalla prima versione, un device con chassis in magnesio e il caratteristico sostegno posteriore per garantire il suo utilizzo in diverse situazioni. In questo caso il prodotto ha uno schermo da 12 pollici con risoluzione 2160×1440 e funzioni multitouch, processore x86 della linea Core di Intel e a corredo uno stilo per interagire con il display.
La terza generazione di Surface è stata lanciata lo scorso maggio negli USA, poco dopo l’ascesa al soglio di Satya Nadella: la novità più significativa di questa versione è l’assenza di un allestimento ARM , segno che Microsoft ha deciso di concentrarsi sulla più rodata e universale (per quanto la riguarda) piattaforma x86. Il prezzo, come annunciato, parte da 819 euro per la versione con processore i3 e storage da 64GB: è possibile scegliere di avere più potenza e più storage, con prezzi crescenti, fino al modello con processore i7, 8GB di RAM e 512GB di storage su memoria flash, anche se in quel caso bisogna prepararsi a sborsare 1.969 euro per il tablet e lo stilo. Tastiera e mouse non sono compresi nel prezzo, mentre lo è una versione Personal di Office 365 in modo tale da dotare della suite Microsoft il device.
Microsoft quindi non rinuncia a tentare anche la strada dell’hardware, nonostante il nuovo corso (“cloud first, mobile first”) inaugurato dal suo nuovo CEO: Surface rappresenta il tentativo di imporre un nuovo formato di device , in competizione sia con i laptop che con i tablet, provando a offrire capacità comparabili con entrambe le categorie. Autonomia, potenza, compatibilità con l’ecosistema x86: se si vuole cercare un punto debole di Surface forse è proprio il sistema operativo, visto che a quanto pare Redmond si prepara a cambiare drasticamente la struttura di Windows nell’imminente rilascio della preview di Threshold (o Windows 9, come dovrebbe chiamarsi fuori dalle mura del campus) e l’approccio Metro/Modern per le app di nuova generazione potrebbe presto finire parecchio ridimensionato.
Microsoft comunque non ha abbandonato il suo impegno nel tentativo di rendere il marketplace Windows Store una vetrina importante per gli sviluppatori, sempre più attratti dalle sirene di Cupertino e Mountain View: una delle pratiche più fastidiose tipica di questi app store è la tendenza a sfruttare nomi e icone celebri per trarre in inganno gli utenti, e a Redmond hanno deciso di mettere fine a questa forzatura. Sono già 1.500 le app rimosse da Windows Store a causa di questi abusi o modificate per meglio allineare la loro funzione e la loro provenienza, e altri sviluppatori sono stati contattati per cercare di risolvere le spiacevoli situazioni in cui ci sia anche solo il sospetto di qualche tipo di infrazione.
Luca Annunziata