Nel tentativo di ridurre i consumi e aumentare le prestazioni dei microchip c’è chi, come Intel, sceglie la strada del 3D e chi invece decide di non abbandonare il processo di produzione CMOS standard dedicando piuttosto i propri sforzi a un sistema in grado di ottimizzare l’assorbimento energetico necessario alle normali operazioni di switch on-off dei circuiti integrati.
La strada dell’ottimizzazione è quella appunto seguita da SuVolta , nuova startup della Silicon Valley che ha realizzato una tecnologia chiamata PowerShrink capace di minimizzare la variazione della carica elettrica che scorre nei transistor.
Tra le conseguenze negative della miniaturizzazione spinta dei componenti elettronici c’è infatti l’aumento di dispersione di energia elettrica – fenomeno dovuto anche ai differenti voltaggi necessari ad “accendere” e “spegnere” i transistor integrati nei microchip.
SuVolta dice di essere in grado di minimizzare questa differenza tra i voltaggi per lo switch dei transistor , con l’effetto finale di dimezzare il fabbisogno energetico dei microchip e quindi dei dispositivi digitali su cui essi sono basati.
La startup californiana promette batterie di smartphone che durano il doppio, un buon margine di scalabilità verso il basso in quanto a miniaturizzazione e soprattutto il vantaggio di poter implementare PowerShrink senza dover investire denaro in sostanziosi upgrade alle strumentazioni di produzione – cosa che invece richiederebbero i transistor 3D inventati da Intel.
A testimoniare la bontà delle soluzioni SuVolta c’è al momento la partnership con Fujitsu: ha implementato PowerShrink su un processo produttivo a 65nm, registrando “sostanziali” riduzioni nelle variazioni del voltaggio di threshold e verificando il normale funzionamento dei dispositivi. SuVolta è inoltre alla ricerca di nuovi partner a cui fornire in licenza la sua tecnologia.
Alfonso Maruccia