Almeno 250 mila persone in Svezia sarebbero allergiche alle onde radio emesse dalle chiamate effettuate tramite un telefono cellulare o da altri apparecchi comunemente utilizzati nella vita di tutti i giorni. I sintomi sono i più vari, dagli starnuti a veri e propri svenimenti, passando per nausea, problemi respiratori, tachicardia e mal di testa.
La sindrome si chiama Elettro-ipersensibilità ( electro-hypersensitivity , HPS ) e la Svezia è l’unico paese al mondo a riconoscergli il rango di malattia. E di conseguenza ad accordare ai malati alcuni dei privilegi riconosciuti a non udenti e non vedenti: a spese dei contribuenti hanno anche la possibilità di veder installati nelle proprie case scudi metallici contro le radiazioni.
Il riconoscimento garantito dalla Svezia , peraltro, si contrappone logicamente all’opinione dei rappresentanti dell’industria mobile, ma anche la US Food and Drug Admnistration , l’American Cancer Society e l’Organizzazione Mondiale della Sanità non concordano ritenendo tali onde innocue.
La questione riguarda gli effetti delle onde non ionizzanti: mentre le radiazioni ionizzanti (per esempio i raggi x) sono catalogati come cancerogeni, quelle non ionizzanti, come appunto le onde emesse dai cellulari durante le chiamate, con i dati scientifici finora in possesso della comunità sono state considerate innocue, non essendo sufficientemente potenti per rompere i legami molecolari e causare così quei danni cellulari che conducono a malattie. L’unico effetto riconosciuto è un minimo surriscaldamento superficiale del tessuto più prossimo. Per cui, oltretutto, la Federal Communications Commission ha imposto alle società produttrici di apparecchi di tenersi sotto al livello di emissioni che causerebbe questo aumento di temperatura.
Così, anche se l’evoluzione tecnologica ha condotto a vivere al centro di un campo dominato da queste onde, questo viene considerato dalla maggior parte degli scienziati innocuo. In Svezia, tuttavia, sembrerebbero esserci una serie di casi collegati e di prove che hanno spinto a riconoscere gli effetti e la patologia, anche se la sintomatologia resta ancora molto ampia.
Una delle testimonianze è di un ex-ingegnere di una divisione della Ericsson, Per Segerbäck, che nonostante le misure adottate dopo le sue rimostranze da parte della direzione (tute protettive, cambio dell’ambiente di lavoro, una Volvo modificata per schermare dalle onde) è stato costretto a lasciare l’impiego. “Non era più in grado di svolgere il lavoro per cui era stato assunto”, ha affermato il datore di lavoro.
Ora vive in un cottage a 12 km a nord di Stoccolma, immerso nella natura nordica, ma prima che fosse riconosciuta la sua malattia non è riuscito a dimostrare le sue ragioni neanche di fronte al tribunale del lavoro cui si era rivolto: viste oltretutto le difficoltà incontrare nei controlli, dato che anche una visita all’ospedale sarebbe potuta risultargli fatale visto l’alto numero di macchinari elettronici attivi.
Pur essendo probabilmente un caso particolare (l’uomo per via del suo impiego viveva in pratica in una sorta di vasca di radiazioni del genere che ora gli provoca malesseri e veri e propri svenimenti), la malattia avrebbe riguardato anche i suoi colleghi, tutti con sintomi simili imputati alle nuove postazioni di lavoro e ai nuovi PC.
Claudio Tamburrino