Correva l’anno 2009. Le autorità svedesi si preparavano ad abbracciare le principali predisposizioni della Intellectual Property Rights Enforcement Directive (IPRED), offrendo così ai detentori dei diritti locali la possibilità di obbligare i vari provider a consegnare i dati identificativi di tutti quegli utenti accusati di aver violato il copyright .
La novità non era affatto piaciuta ai vertici dell’ISP svedese Bahnhof , che avevano subito annunciato alcune misure per proteggere la privacy dei propri utenti. Il provider – noto per aver rifornito di connettività il sito delle soffiate Wikileaks – era arrivato ad una sola possibile strategia: smettere di conservare i log relativi alle varie attività degli utenti .
Anno 2011 . Il governo di Svezia si appresta ad implementare la direttiva europea sulla data retention, di fatto obbligando provider ribelli come Bahnhof a trattenere i dati relativi alle sessioni di navigazione dei vari utenti . Ma la controffensiva del CEO Jon Karlung sembra ormai pronta, ancora una volta.
Un servizio di anonimizzazione verrà infatti garantito di default a tutti gli utenti dell’ISP, i cui tecnici provvederanno a reindirizzare tutto il traffico attraverso reti VPN . Le attività web verranno cifrate , lasciando sia il provider che i signori del copyright senza il becco di un’informazione.
I dati archiviati da Bahnhof rappresenteranno dunque una minima parte, pressoché inutile ai fini bellicosi dei detentori dei diritti. Una curiosità da confermare: tutti quegli utenti che vorranno evitare l’anonimato – e dunque permettere la conservazione per sei mesi dei loro dati – potranno richiedere l’annullamento del servizio per una cifra extra di 8 dollari al mese .
Mauro Vecchio