Roma – La cultura della raccolta differenziata dei rifiuti fatica ancora ad affermarsi nel nostro paese. Altro discorso invece per la Svizzera, che in merito a raccolta e trattamento dell’immondizia può vantare un primato mondiale. Un primato che non tocca però i telefonini: a quanto pare gran parte dei cellulari in disuso, di cui la gente si libera, finisce nel sacco dell’immondizia domestica.
Dal punto di vista ambientale la questione richiede attenzione: una volta dismesso, il telefono cellulare – come molte apparecchiature elettriche ed elettroniche – deve essere trattato come un rifiuto speciale . Prima di tutto per una questione di buon senso e di educazione al rispetto dell’ambiente. In secondo luogo perché lo dice la legge: in Italia la legislazione ha recepito solo da pochi mesi le direttive comunitarie relative ai RAEE, mentre la Svizzera non può certo essere considerata una nazione ignorante in materia: come sottolinea il portale AducTLC , il Paese alpino vanta il primato mondiale per la raccolta differenziata.
Nonostante questa ecosensibilità , garantita e certificata da una prassi consolidata da anni , l’85% dei cellulari dismessi non viene trattato correttamente e finisce nel sacco dell’immondizia, insieme al comune rifiuto secco.
Come noto, il cellulare è a tutti gli effetti un rifiuto speciale da trattare opportunamente, in quanto la sua componentistica contiene materiali come antimonio, berillio, cadmio, piombo, nichel, palladio, argento, zinco, mercurio. “In Svizzera – ricorda Aduc TLC – il negoziante è tenuto a riprendersi il vecchio apparecchio, che è un servizio già pagato in anticipo con la tassa sul riciclaggio. Spesso, però, i consumatori se ne scordano”.
C’è da osservare che ci sono nazioni che si comportano in modo ancor meno lodevole, dimostrando che senso civico e rispetto dell’ambiente non sembrano dunque essere ancora un patrimonio condiviso dalla collettività: come riferito un anno fa da Tech.co.uk , una ricerca condotta da SimplySwitch ha rilevato che ogni anno sono 885mila i telefonini britannici che finiscono nello sciacquone, imboccando le autostrade fognarie… quando non intasano le condutture domestiche.
E l’Italia? Il cammino verso un trattamento più “verde” dei rifiuti elettronici è appena cominciato, e il Belpaese non può ancora definirsi virtuoso in questa materia: solo con il tempo sarà possibile sapere se gli utenti dello Stivale si comportano realmente meglio dei vicini elvetici meno disciplinati.
Dario Bonacina