Roma – L’ Autorità per l’informatica nella Pubblica Amministrazione potrebbe assumere degli hacker per migliorare le proprie capacità di sicurezza informatica. La clamorosa iniziativa, però, potrebbe essere ostacolata dalla legge attuale e ci vorrà del tempo per capire se sia effettivamente possibile per un organismo come l’AIPA servirsi dei migliori esperti di informatica.
Ad aprire le porte ad una evoluzione del modo in cui istituzioni e giornalisti guardano alla figura dell’hacker è stato ieri il presidente dell’Autorità, Guido Rey, il quale, a proposito della possibilità di assumere hacker ha detto: “Ci abbiamo riflettuto molto ma la legislazione non è chiara sul punto”. Secondo Rey “la legislazione in materia di sicurezza informatica è ormai invecchiata, risale al ’92-’93 e nel frattempo sono cambiate le esigenze”.
“Stiamo analizzando – ha detto Rey – tutte le problematiche connesse a questo tipo di collaborazione: è una delle strategie che abbiamo previsto. Il problema della sicurezza delle rete è ancora sottovalutato ed è indispensabile affrontarlo”.
C’è da chiedersi se l’uscita di Rey basterà a indurre chi oggi parla e scrive di sicurezza informatica a distinguere tra hacking, che può significare in estrema sintesi “ricerca e condivisione” (non necessariamente in campo informatico), e cracking, ovvero utilizzazione delle proprie conoscenze per proprio profitto anche a danno di terzi.