Nulla è destinato a durare per sempre, nemmeno se ti chiami Taffo e hai costruito la tua fortuna proprio giocando con il tabù dell’inesorabilità della morte, scardinandolo. Non importa che tu sia stato in grado di scherzarci, che abbia generato interesse (e di conseguenza profitti) approcciando il tema con un fare dissacrante e adottando un approccio inedito che, conti alla mano, ha pagato. Il giorno nefasto era destinato ad arrivare, anche per te, mettendoti con le spalle al muro e costringendoti a fare i conti con un destino comune a tutti, come insegna ‘A livella di decurtisiana memoria.
Taffo deve morire
E così, un video condiviso su Facebook dall’account ufficiale dell’azienda, oggi annuncia una svolta.
Taffo deve morire e rinascere con un nuovo nome che ci rappresenti tutti.
Lo fa con il solito stile irriverente che da sempre accompagna il brand. Sì, perché l’intera questione ruota appunto attorno a questo, al brand. Anzi, al marchio e alla sua gestione.
Tra una citazione alla discesa in campo di politici passati a miglior vita (non avrebbe potuto essere altrimenti) e un occhiolino in camera diretto allo spettatore, c’è la dichiarazione d’intenti.
Insieme a voi, siamo certi di poter dar vita ad un nuovo brand, un nuovo nome, più moderno e protagonista in Italia e in Europa.
Tra le righe, nemmeno troppo nascosta, c’è la vera ragione di questo scelta. Perché mai l’azienda dovrebbe cambiare nome? Significa dover ripartire da zero nella costruzione di un’immagine oggi indissolubilmente associata al servizio proposto. Dopotutto, dici streaming e pensi a Netflix, dici messaggi e pensi a WhatsApp, così come dici funerali e a molti viene in mente Taffo. Il passaggio chiave è questo.
Un nome che non sia solo il nostro cognome, facilmente imitabile da chi si chiama come noi.
Un marchio, una famiglia
Cos’è accaduto? E cosa sta accadendo? Per capirlo, ci viene in aiuto l’intervento su LinkedIn dell’avvocato Valentina Fiorenza, che ha ricostruito l’intera vicenda relativa allo sfruttamento di un cognome diventato sinonimo di onoranze funebri.
In sintesi, in seguito alla scomparsa del capostipite (Gaetano Taffo), alcuni eredi e membri della famiglia hanno deciso di registrare il marchio, senza informare gli altri, prima in Italia e poi in Europa, rispettivamente nel 2012 e nel 2015. Coloro ignari dell’operazione, una volta venuti a conoscenza dei fatti, si sono rivolti alla giustizia ottenendo la nullità del marchio
, che non potrà dunque più essere sfruttato, poiché registrato in malafede
. Ecco quindi spiegata l’urgenza dell’operazione di rebranding.
L’appello del signor Taffo, a caccia di suggerimenti per un nuovo nome attraverso le bacheche social (quell’insieme a voi
non era forse un appello?), ha subito acceso una lampadina in testa. Però, come spesso accade, le buone idee sono già venute ad altri e di agenzie funebri chiamate ‘A livella ce ne sono già parecchie. Peccato.