Taipei (Taiwan) – Il paradiso della produzione hardware, la ricca isola di Taiwan, bacchetta Microsoft ed impone un taglio alla spesa informatica della pubblica amministrazione. Il parlamento di Taipei ha così approvato una riduzione del 25% per tutti gli acquisti di strumenti informatici e software targati Microsoft.
I politici taiwanesi, secondo l’analisi fornita dalla stampa locale, hanno voluto dare una spallata alla posizione dominante dell’azienda di Bill Gates ed al tempo stesso ridurre i costi complessivi del sistema informatico nazionale. La Repubblica Popolare Cinese ha espresso soddisfazione per la scelta di Taiwan ed ha esortato il vicino di confine ad adottare software open source .
Alcuni esponenti del parlamento taiwanese hanno comunque espresso rammarico per la nuova legge anti-Microsoft, considerata in netto contrasto con le norme che garantiscono la libertà di mercato e di competizione.
La situazione in Asia si fa sempre più complessa per la multinazionale di Redmond. Nonostante accordi ed intese particolari con il regime cinese, uniti all’apertura di alcuni impianti produttivi in India ed Indonesia, l’avventura orientale dell’azienda statunitense si scontra con la corsa al risparmio di molti governi dell’area. Una corsa a cui il big di Redmond non si sottrae anche grazie allo sviluppo e alla diffusione di Windows XP Starter Edition , il SO a basso costo ideato per i paesi in via di sviluppo.
Tommaso Lombardi