I dettagli della breccia inferta all’operatore britannico TalkTalk lo scorso anno si stanno delineando con il procedere delle udienze dei soggetti sotto accusa: il movente potrebbe essere quello economico, stando alle accuse che pendono sul capo di un 19enne che si sospetta implicato nella vicenda.
Il giovane era stato arrestato nel mese di novembre scorso, fermato dalle forze dell’ordine per l’attacco a TalkTalk insieme da altri quattro sospetti, in parte minorenni . L’operazione di cracking, che si temeva di ampia portata, è stata progressivamente ridimensionata nel corso delle indagini al coinvolgimento di 156.959 utenti, ma l’impatto mediatico del crack è stato imponente. Tanto imponente da spingere il 19enne al ricatto.
Secondo l’ accusa avrebbe proposto direttamente al CEO di TalkTalk uno scambio: 465 bitcoin , al cambio attuale 251mila euro, per mantenere il riserbo sulla breccia. Allo stesso modo, il giovane si sarebbe rivolto a singoli individui , utenti dell’operatore, chiedendo un bitcoin per escludere dalla pubblicazione i loro dati. Si tratterebbe di un meccanismo che il giovane avrebbe tentato di far fruttare in altre occasioni, associate ad attacchi ad altre aziende piccole e grandi, britanniche e non solo.
L’operatore britannico ha nei mesi scorsi stimato i costi dell’incursione subita : fino a 60 milioni di euro per la messa in sicurezza delle proprie infrastrutture, 20 milioni di euro correlate ai disservizi e alla sospensione dei servizi online a seguito del cyberattacco, 26 milioni di euro di mancati guadagni in termini di abbonati transitati ad altri fornitori di servizi.
Gaia Bottà