Un paio di settimane dopo aver celebrato il Moon Day torniamo oggi a parlare del nostro satellite. Non per un’altra ricorrenza, ma per una notizia risalente ad alcuni mesi fa e resa nota solo oggi: abbiamo portato i tardigradi sulla Luna. Non esattamente gli esseri esteticamente più gradevoli della Terra (a nostro giudizio) e non con le modalità che forse sarebbe lecito immaginare.
La sonda israeliana Beresheet e i tardigradi
Facciamo riferimento a Wikipedia per scoprire che si tratta di “phylum di invertebrati protostomi celomati” (le nostre competenze si fermano prima di comprenderne il reale significato) in grado di resistere a condizioni ambientali estreme. Come sono finiti là dove mezzo secolo fa per primo ha poggiato il suo piede l’astronauta Neil Armstrong in seguito all’allunaggio? A bordo della sonda israeliana Beresheet lanciata dalla società privata SpaceIL, andata schiantandosi in prossimità del Mare Serenitatis dopo aver coperto senza intoppi il tragitto dal nostro pianeta alla superficie lunare.
I piccoli esseri viventi erano ospitati all’interno del modulo in forma disidratata, racchiusi in una resina epossidica in compagnia di cellule umane e vegetali. L’obiettivo della missione, alla quale ha partecipato la realtà non profit Arch Mission Foundation, era (anche) quello di studiare se i tardigradi sono in grado di sopravvivere in un tale contesto ostile.
Tardigrades on the Moon be like: pic.twitter.com/zBs2BtDHq4
— Arch Mission Foundation (@archmission) August 6, 2019
L’organizzazione fa sapere che i tardigradi, dalle dimensioni non superiori a 1 mm, possono entrare in uno stato di profonda animazione sospesa rallentando in modo significativo le normali funzioni vitali pur senza che sopraggiunga la morte.
Tardigrades can enter a state of deep suspended animation. They are not able to move around or reproduce on the Moon. They are frozen in time. They would have to be recovered and taken to a place with a suitable atmosphere, and then rehydrated, to *potentially* be reanimated.
— Arch Mission Foundation (@archmission) August 6, 2019
Nessuna possibilità in ogni caso che riescano colonizzare il nostro satellite: i ricercatori affermano che non sono in grado di muoversi né di riprodursi, trovandosi in uno stato come “congelato nel tempo”. Potranno essere rianimati solo dall’eventuale intervento di un essere umano, che dopo averli nuovamente reidratati potrà inserirli in un’atmosfera adatta. Chissà, magari con uno dei prossimi viaggi sulla Luna.