Tassa al 42% su Bitcoin e criptovalute: il MEF va avanti

Tassa al 42% su Bitcoin e criptovalute: il MEF va avanti

Le parole del ministro sembrano confermare la volontà di aumentare al 42% la tassazione sulle plusvalenze da Bitcoin e criptovalute.
Tassa al 42% su Bitcoin e criptovalute: il MEF va avanti
Le parole del ministro sembrano confermare la volontà di aumentare al 42% la tassazione sulle plusvalenze da Bitcoin e criptovalute.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze non sembra intenzionato ad arretrare di un passo, in merito a una delle misure più criticate della bozza inerente alla Manovra 2025. È quella che prevede l’aumento della tassazione al 42% sulle plusvalenze generate da Bitcoin e dalle altre criptovalute. La palla è comunque già nelle mani del Parlamento.

Giorgetti sulle criptovalute (e sull’aumento della tassazione)

Lo si evince dall’intervento del ministro Giancarlo Giorgetti all’evento di Roma andato in scena ieri e dedicato alla Giornata Mondiale del Risparmio 2024. Qui sotto lo streaming integrale del suo discorso. Fra i temi toccati figurano anche quelli relativi all’andamento della domanda per i titoli di stato, all’importanza degli investimenti in un’ottica di sviluppo e alle iniziative di educazione finanziaria rivolte ai più giovani.

Un passaggio in particolare chiama in causa gli asset digitali della finanza decentralizzata, lo riportiamo di seguito.

È necessario che i risparmiatori siano consapevoli e sappiano apprezzare i rischi e siano in grado di distinguere tra gli investimenti che finanziano progetti tangibili e altre forme di investimento, quali ad esempio le criptovalute, il cui valore è del tutto scollegato a beni o risorse economiche sottostanti e rappresentano un elevatissimo livello di rischio.

Oggi, la tassazione è fissata al 26%. L’eventuale innalzamento al 42% porterebbe nelle casse pubbliche, secondo le stime, circa 16,7 milioni di euro aggiuntivi ogni anno, oltre agli attuali 27 milioni di euro.

La proposta ha ricevuto forti critiche, da parte degli addetti ai lavori e non solo. Anche tra gli esponenti stessi dell’esecutivo c’è chi la ritiene controproducente, come nel caso di Giulio Cementero, deputato della Lega, contrario all’aumento e al lavoro su una revisione.

Un altro passaggio della bozza che ha sollevato parecchio dissenso e malumori è quello relativo alla nuova Web Tax. L’allargamento dell’imposta al 3% a tutte le aziende del settore digitale rischia di affossare l’industria, finendo per impoverire l’ecosistema Paese, colpendo direttamente il business delle PMI e delle startup, pur essendo stata pensata in origine per i giganti del mondo online. A tal proposito, è possibile un dietrofront del governo, almeno parziale. Per un approfondimento rimandiamo all’articolo dedicato che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi su queste pagine.

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Pubblicato il
1 nov 2024
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