All’inizio di ottobre è stato sottoscritto l’accordo sulla riforma del sistema di tassazione internazionale proposta dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), in base al quale le multinazionali dovranno pagare una tassa minima globale del 15% a partire dal 2023. Ma le big tech possono ancora sfruttare un vantaggio fiscale offerto dall’Irlanda.
Il trucco per pagare meno tasse
Secondo gli esperti contattati dalla Reuters, molte grandi aziende usano un “trucco contabile” consentito dalle norme fiscali vigenti in Irlanda. Per ridurre le tasse lungo un determinato periodo di tempo è possibile vendere i cosiddetti asset intangibili (brevetti, marchi, software e altri) da una sussidiaria all’altra. La somma viene considerata una spesa in conto capitale e quindi diventa una deduzione dal reddito imponibile. Sfruttando questo stratagemma, le multinazionali con sede in Irlanda hanno risparmiato parecchi miliardi di euro negli ultimi anni.
Il ministro delle finanze irlandese ha dichiarato che il trattamento fiscale delle proprietà intellettuali è in linea con quello di altri paesi. Secondo un funzionario dell’OCSE, tali abusi verranno limitati in futuro. L’obiettivo è impedire alle multinazionali di effettuare vendite esentasse in paesi con aliquota delle imposte sul reddito pari a zero, come Bermuda. Gli esperti fiscali credono che diversi paesi potrebbero offrire un’ampia libertà alle aziende sul modo di calcolare il reddito imponibile.
In base ai dati rilevati dalla Reuters, le norme irlandesi hanno permesso di ottenere deduzioni di oltre 45 miliardi di euro nel 2019. Tra i maggiori beneficiari c’è Adobe. L’azienda ha incassato 11 miliardi di dollari dalla vendita delle proprietà intellettuali ad una sussidiaria nel 2020. Questa somma può essere utilizzata per compensare le tasse nei prossimi otto anni.