Tassare le multinazionali dell’ecommerce per donare alle piccole aziende in lockdown. Più concretamente: tassare Amazon per aiutare il negozio sotto casa. La proposta potrebbe arrivare sul tavolo delle trattative pre-lockdown già fin dalle prossime ore e sarebbe firmata Alberto Cirio, Presidente della Regione Piemonte. Una proposta vaga e forse contraddittoria, ma che si ispira ad un’idea di “Italia first” che potrebbe attecchire, soprattutto in un momento di emergenza come quello attuale. Una proposta, insomma, che potrebbe mettere radici proprio in ottica emergenziale e provvisoria, ma che al momento sembra essere più provocatoria che non orientata ad una reale attuazione.
Tassare l’e-commerce per aiutare il commercio
Queste le parole con cui Cirio ha preannunciato la proposta:
in attuazione della possibilità data ai Consigli regionali di proporre iniziative di legge nazionali, presenterò domani stesso una proposta di legge che imponga una tassazione straordinaria alle piattaforme internazionali di vendita online per tutta la durata delle nuove misure del Governo, prevedendo di destinare la totalità dell’introito ai piccoli esercizi commerciali di vicinato.
Quella che sarebbe una versione morbida della famigerata “web tax”, insomma, per aiutare quei negozi che in questa fase non potranno operare poiché a serranda abbassata o perché limitati dall’impossibilità nella circolazione sul territorio. Il Piemonte, terra di piccole imprese e tasso di contagio estremamente elevato, rischia di pagare pesante dazio in questa situazione e le motivazioni della proposta sgorgano pertanto in una difesa “sindacale” del Governatore.
Quanto può essere attuato un meccanismo similare? Parlare di tassazione sembra essere in questa fase oltremodo complesso: per i tempi, per la natura del concetto, per i disequilibri che andrebbe a generare, per l’impossibilità di stabilire meccanismi che non facciano ricadere i costi sul consumatore. Che si possa invece attuare un qualche meccanismo di solidarietà emergenziale, resta un’ipotesi affascinante da valutare, perché sarebbe il mercato a finanziare il mercato con un tentativo di auto-equilibrio sicuramente di difficile attuazione.
Se voleva essere una provocazione, il bluff sarà smascherato in breve. Se invece l’idea è solida, allora potrebbe probabilmente trovare terreno fertile anche presso un’ampia schiera politica che va ben oltre la rappresentanza del proponente. Sul tutto grava però l’ombra di una web tax mai andata in porto e di un sistema tanto complesso da rendere inefficace e inapplicabile qualsiasi tassazione improvvisata. Siamo tutti disposti a versare qualche euro in più per gli acquisti online per finanziare quanti non possono lavorare durante le settimane del nuovo lockdown? La risposta alla proposta è in ognuno di noi e non sarà molto dissimile da quella di Amazon.