Milano – Raccontare come e quanto sia cambiata Microsoft in questi tre anni di gestione Nadella (il CEO è stato nominato a febbraio 2014 ) sta tutto in una scena che vediamo all’ingresso del Tech Summit 2017 : un ragazzo non ancora maggiorenne che, accompagnato dal padre, si è fatto 100km in un giorno lavorativo per venire a Milano ad assistere a una conferenza che l’azienda di Redmond dedica agli sviluppatori. Ha voglia di capire di più di questo mondo, e ha scelto una conferenza tecnica di Big M per farlo: segno che Nadella è riuscito a farsi notare anche dai più giovani , portando avanti il suo programma di apertura di quello che un tempo era una sorta di carro armato impermeabile a qualsiasi sollecitazione esterna.
Microsoft ha riguadagnato il suo appeal: i suoi strumenti cloud sono all’avanguardia, l’impegno degli anni nella ricerca sulle interfacce sta ripagando, e lo stesso vale per quanto attiene la business intelligence che si avvale degli strumenti di intelligenza artiticiale. Un successo che viene coronato da una crescita in termini di fatturato e attenzione da parte di tutti, media e clienti. È indubbio che la narrazione delle vicende di Microsoft sia molto cambiata in questi tre anni: oggi la creatura che fu fondata da Bill Gates e Paul Allen è quasi del tutto affrancata dall’immagine di una venditrice di licenze a ogni costo, a cui ha sostituito quella più intrigante di motore della produttività e portatrice di innovazione nella vita di tutti i giorni.
Non sono mancati i momenti di difficoltà: gli sforzi nel mobile non sono stati esattamente coronati dal successo, visto che ormai Windows sugli smartphone è questione da decimali nelle classifiche, ma da tutti questi avvenimenti è stata tratta una lezione. Un successo invece la linea Surface, che ha dimostrato che quando ci si mettono a Redmond i device sanno farli. E lo stesso si può dire di Visual Studio, appena arrivato alla release 2017 , un IDE che costituisce di fatto un punto di riferimento per il settore.
Nadella, e dietro di lui tutta Microsoft, ha compreso che il futuro dell’azienda non stava più (solo) in Windows e Office installati sui PC dei clienti: la Internet of Thing, e poi la cosiddetta Industry 4.0, il cloud computing e gli strumenti di machine learning e intelligenza artificiale sono ormai il presente e il futuro di Redmond. Non è un caso che il keynote della prima giornata di Tech Summit sia tutto centrato su questi temi e strumenti: il cloud è il cardine della nuova Microsoft , cloud che contribuisce a cambiare l’infrastruttura informatica così come le applicazioni e gli strumenti a disposizione. Solo in Italia la nuvola Microsoft è cresciuta del 32 per cento nel 2016, il solo Azure del 170 per cento: oltre 300 aziende hanno scelto di appoggiarsi ad Azure, 3.500 startup sono inserite nel programam BizSpark
L’abbiamo detto, scritto, letto e ripetuto in ogni salsa: il fatto che nelle mani di milioni e milioni di utenti ci sia oggi uno strumento che ha la forma di un telefono, la potenza di un PC e una connessione veloce quasi quanto quella di una buona connessione in fibra di ufficio o casa, costituisce un cambiamento significativo di come si intende lo spazio di lavoro e il tempo di lavoro. Microsoft ne ha fatto una realtà pratica da anni, slegando definitivamente i suoi dipendenti da scrivania e orari di ingresso/uscita , e ora prova a trasferire gli stessi vantaggi ai suoi clienti (e a quelli dei suoi partner): la sfida attuale consiste nell’impiegare la nuvola per tenere coeso l’ecosistema, e poi ci sono gli strumenti di intelligenza artificiale che servono a dare un senso all’enorme mole di dati strutturati e non strutturati che si accumulano grazie all’onnipresente presenza di dispositivi tecnologici nelle nostre vite.
Per giocare questa partita, Microsoft ha deciso di sfruttare il suo passato: per anni ha fornito Windows per essere installato sui server di tutto il mondo, oggi propone il suo Azure come erede di questa tradizione con il massimo tasso di compatibilità e retrocompatibilità con le installazioni esistenti. Azure è, naturalmente a dirlo è Microsoft, lo strumento migliore per portare avanti un’evoluzione dai vecchi datacenter on premise al futuro del cloud computing scalabile : Nadella sta guidando un investimento massiccio per moltiplicare i datacenter presenti in Nordamerica, Europa, Asia e ora anche Sudamerica e Australia. Sul piano prettamente numerico siamo davanti a ormai quasi 40 datacenter, ciascuno dei quali occupa la superfice di diversi campi di calcio, impiega tanti chilometri di cavi da fare due volte il giro del mondo, è costruito con così tanto cemento da poter costruire una strada che percorra la distanza tra Londra e Parigi.
Microsoft crede in questa tecnologia cloud: investe e continua a investire in certificazioni di ogni tipo per assicurare la rispondenza di Azure alle leggi e i regolamenti di ogni nazione e continente (compresa la General Data Protection Regulation , GDPR: la nuova normativa europea), consente di gestire in modo preciso e specifico la collocazione geografica dei propri dati, e infine mette a disposizione dei suoi clienti un portafoglio brevettuale da oltre 10mila rivendicazioni per consentire di difendere lo sforzo produttivo dall’assalto dei patent troll. Il tutto mantenendo la porta aperta : agli strumenti di terze parti, anche alla nuvola di terze parti, ma soprattuto anche agli strumenti attuali che fanno parte già di una infrastruttura aziendale consolidata.
Se in azienda c’è già Active Directory come strumento d’elezione per la gestione dell’identità, non occorre abbandonarlo bensì su Azure ci sarà tutto quanto è necessario per integrare lo stesso strumento con il nuovo approccio nelle nuvole. Il concetto di nuvola ibrida è e resta valido: SAP si può usare in locale o sulla cloud, Azure è compatibile con le installazioni di Windows sui server interni che possono essere affiancate da Linux virtualizzato se ritenuto necessario. Il cloud non è più soltanto una questione di storage remoto : dentro Azure girano gli strumenti di analisi dei dati dei pacchetti Power BI o HDInsight , che permettono di elaborare gradi masse di dati anche provenienti da sorgenti diverse e fornire indicazioni utili per individuare trend e tendenze praticamente in tempo reale e decisamente più rapidamente che in passato.
Luca Annunziata