Se ne discuteva da un po’, più o meno da quando si era saputo che Mike Arrington si era trasferito a Seattle: lo stato di Washington ha una tassazione piuttosto leggera sulle compravendite, e tutti avevano visto la decisione del fondatore di TechCrunch più come una mossa per evitare regimi fiscali troppo aggressivi in caso di vendita del sito , che come un autentico improvviso interesse per la città di smeraldo (come viene soprannominata a volte Seattle).
Intervenuto a una conferenza dedicata alla tecnologia, nella sua prima uscita pubblica nella sua nuova città, Arrington ha ammesso che – dopo un lustro – il momento giusto per pensare di vendere o comunque di cedere il controllo sulla sua creatura potrebbe essere arrivato. “Sono passati cinque anni – ha detto al pubblico durante una sorta di chiacchierata/intervista di benvenuto – e ora posso dirvi che mi sento pronto”.
Il problema per Arrington, a questo punto, semmai è quello di trovare un compratore interessato al suo sito . Numericamente il network da lui creato non va male, e ultimamente sembrerebbe ci sia molta attività per mettere in piedi una vera e propria emittente televisiva online interamente dedicata ai movimenti di startup e grandi aziende della Silicon Valley. Il fatto è che, come già successo nel caso dei rumor sulla vendita di Mashable , trovare un investitore in questo frangente economico disposto a buttarsi nell’editoria a base di blog non sarà facile: per il momento, come dimostra il caso Huffington Post , riuscire a diventare profittevoli a breve termine è un’impresa tutt’altro che facile, anche se il prodotto che si ha in mano è di prima qualità.
L’altro punto di riferimento per le startup tecnologiche (ma localizzate sulla costa est), Silicon Alley Insider , non ha perso l’occasione per ironizzare sull’uscita di Arrington: Henry Blodget ha ventilato una possibile fusione tra TechCrunch e il suo sito , ostacolata solo dal fatto che, per l’appunto, nessuno delle due organizzazioni avrà in cassa liquidi sufficienti per l’operazione.