Stando a una bozza pubblicata da EurActiv.com , la Commissione Europea lavora a nuove norme per la regolamentazione delle tecnologie “dual-use”, vale a dire quegli strumenti commerciali (hardware e/o software) utilizzabili per il tecnocontrollo, che possano comportare la violazione dei diritti umani.
Il Parlamento europeo si era già espresso a favore dell’imposizione del controllo sull’esportazione delle suddette tecnologie, e ora pare che la Commissione voglia andare persino oltre imponendo processi di approvazione per la vendita di strumenti di tracciamento, di autenticazione e analisi biometrica e sorveglianza .
Le nuove restrizioni si applicherebbero alle tecnologie “potenzialmente” pericolose per i diritti umani , e il principale oggetto del contendere consiste nella definizione di questa pericolosità : i membri dell’industria temono di dover chiedere licenze di export speciali anche per la commercializzazione di un semplice smartphone a causa delle funzionalità di tracciamento GPS integrate.
La bozza di regolamentazione prevede poi una condivisione di informazioni tra i paesi membri della UE in merito alle restrizioni alle esportazioni delle tecnologie a doppio utilizzo, senza però alcun requisito obbligatorio per la diffusione pubblica delle restrizioni.
Il dibattito sugli strumenti dual-use e i limiti all’export verso i paesi non particolarmente democratici è divenuto di pubblico dominio anche grazie al caso di Hacking Team , società milanese vittima della breccia del 2015 e infine “tradita” dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) con la revoca della licenza di export per il software-spia RCS/Galileo.
E mentre in Europa si discute nelle segrete stanze della burocrazia di Bruxelles su restrizioni ancora più stringenti, negli USA il dibattito sulle tecnologie dual-use è molto più libero e attivo grazie alla partecipazione dei colossi dell’industria IT. Microsoft e altri propongono in particolare la riformulazione completa dell’ accordo di Wassenaar , senza la quale la sola Redmond calcola di dover richiedere 3.800 diverse licenze di export ogni anno per i suoi prodotti e servizi tecnologici.
Alfonso Maruccia